Lun. Lug 29th, 2024

Accolta anche la memoria difensiva dell’avvocato taurianovese Antonio Romeo, difensore dei fratelli Sposato

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Si è arrivati dopo un decennio dai fatti alla completa definizione del processo relativo all’operazione “RE ARTÙ” avviata nel 2011 dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, e che era in corso di svolgimento davanti al Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale di Bologna, dott. Pecorella. Come detto, il processo ha avuto avvio da una indagine inizialmente svolta dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria che culminò nell’applicazione di diverse misure della custodia cautelare in carcere per molti indagati calabresi ed emiliani.

I fatti contestati riguardavano la presunta violazione dei reati di truffa, falsificazione, associazione a delinquere e riciclaggio, e si riferivano al tentativo di tutti gli imputati di smobilizzare un certificato di credito per il valore di 870 milioni di dollari, emesso dal Credito Suisse in favore del dittatore indonesiano Sukarno e poi finito indirettamente nella loro disponibilità. Da qui, poi i diversi ma inutili tentativi di monetizzare l’ingente somma utilizzando i normali canali bancari.

A seguito della declaratoria di incompetenza territoriale in favore dell’autorità giudiziaria di Bologna sancita dal Tribunale del riesame di Reggio Calabria, adito da tutti gli imputati all’esito dell’applicazione delle ordinanze cautelari , il processo aveva avuto avvio davanti alla prima sezione del Tribunale Collegiale di Bologna, davanti alla quale, dopo le prime battute,il ben nutrito collegio dei difensori degli imputati, ha sollevato una eccezione di nullità del capo di imputazione relativa al contestato reato di riciclaggio che, stante l’opposizione del PM. e del difensore della costituita parte civile Unicredit, già Banco di Sicilia, veniva, però, accolta dal Tribunale con restituzione degli atti al Giudice della fase precedente.

Avverso tale decisione, si opponeva il PM proponendo, incidentalmente, ricorso per cassazione con cui denunciava l’abnormità del provvedimento impugnato, così chiedendone l’annullamento. Davanti ai Supremi Giudici, l’avvocato Antonio Romeo, difensore dei fratelli Sposato, depositava una articolata memoria difensiva con la quale richiamava, a sostegno della inammissibilità del ricorso del P.M., l’indirizzo giurisprudenziale prevalente della Suprema Corte, e soprattutto della stessa sezione decidente, di avviso completamente contrario alle argomentazioni sviluppate dall’Ufficio ricorrente.

Da qui la pronuncia della seconda sezione, che dichiarava l’inammissibilità del ricorso del pubblico ministero Nel frattempo interveniva la sentenza di assoluzione, nel merito, di tutti gli imputati per gli altri gravi reati che erano rimasti al giudizio del Tribunale bolognese , quindi per il reato di associazione a delinquere, di falso e di tentata truffa. Sentenza contro la quale l’Ufficio del Pubblico Ministero non proponeva appello e, quindi, passava in cosa giudicata. Il contestato reato di riciclaggio, invece, a seguito della pronuncia della cassazione, tornava alla valutazione del G.U.P. del Tribunale di Bologna , davanti al quale comparivano nuovamente tutti gli imputati.

La maggior parte di essi optavano di farsi giudicare allo stato degli atti, scegliendo il rito abbreviato, mentre per poche posizioni si procedeva in via ordinaria con la celebrazione dell’udienza preliminare. Il Giudice , dott. Pecorella , definiva la posizione di tutti gli imputati, sancendo l’assoluzione per insussistenza del fatto per gli imputati che avevano scelto il rito abbreviato e il non doversi procedere per lo stesso motivo per coloro i quali si era proceduto con l’udienza preliminare.

Il collegio difensivo era composto dagli Avvocati Antonio Romeo, Guido Contestabile, Antonino Napoli, Giuseppe e Alessandro Zofrea, Carmen Pisanello,Luca Sirotti, Lorenzo Mariucci, Fausto Bruzzese, Enrico Tignini, Alfredo Niro, Angelo Sorace,Antonio Cimino, Andrea Pascerini, Luigi Pirozzi, Girolamo Fazzari, Armando Veneto, Angelo Mastromatteo, Lorenzo Fasci, Giuseppe Milicia, Pietro Ottavio Di Leo, Andrea Pascerini e Leone Fonti. In sede di discussione , dopo la richiesta di condanna ad anni due e mesi otto del P.M. per gli imputati che avevano scelto di farsi giudicare col rito abbreviato e di emissione del decreto a giudizio per le altre posizioni, sono intervenuti gli avvocati Romeo, Contestabile Pirozzi, Mariucci, Niro, Bruzzese, Pisanello e Fontanesi i quali si sono soffermati particolarmente sull’aspetto relativo alla insussistenza del reato di riciclaggio contestato ai loro assistiti , evidenziando come la prospettazione accusatoria fosse completamente infondata sia in punto di diritto, con riferimento agli elementi costitutivi del reato , che riguardo alla condotta stessa tenuta dagli imputati, arricchendo, comunque, la loro discussione con pregevoli e raffinate argomentazioni di diritto.

Il Giudice dott. Pecorella, dopo la rituale camera di consiglio, ha dato lettura del dispositivo mandando assolti con formula ampia tutti gli imputati per insussistenza del reato associativo. Con tale pronuncia si archivia definitivamente l’indagine svolta dalla DDA di Reggio Calabria nel lontano 2009, venendo, così, a crollare anche l’ultima ipotesi di reato che ancora era rimasta in piedi.

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