Crolla l’impianto accusatorio del processo in Appello celebrato ieri a Reggio Calabria e scaturito dall’operazione denominata “Metano a San Luca”. La Corte D’Appello reggina ha, infatti, assolto padre e figlio Cosmo Antonio cl. 47 e Cosmo Giuseppe cl. 77 , scagionati da tutti capi di accusa assistiti dagli avvocati Marco Tullio Martino e Nicoletta Gattuso e coadiuvati dal collaboratore di studio Dottor Alessandro Bavaro. Assolto anche Mammoliti Domenico perchè il fatto non sussiste e per non aver commesso il fatto, rideterminando la pena inflitta a Francesco Mammoliti in 12 anni di reclusione. Il tribunale, inoltre, ha dichiarato di non doversi procedere nei confronti di Mammoliti Francesco e Mammoliti Stefano in quanto il reato loro ascritto è estinto in prescrizione ed ha ordinato l’immediata liberazione di Domenico Mammoliti ordinando la restituzione agli aventi diritto degli autocarri, degli escavatori e della terna gommata in sequestro.
In primo grado Francesco Mammoliti aveva rimediato 16 anni di reclusione, Domenico Mammoliti 10 anni, Stefano Mammoliti 3 anni, mentre i tre Cosmo erano stati condannati a 4 anni e 6 mesi ciascuno. Adesso, l’appello in sostanza sgretola le risultanze investigative. L’operazione prese le mossa dall’incendio, avvenuto il 3 maggio del 2010, ai danni di un autocarro della ditta METANGAS di Rende, in provincia di Cosenza, ma impegnata nella conduzione del gas metano in San Luca. L’inchiesta della Dda era scaturita in un provvedimento di fermo che aveva coinvolto sette persone nei confronti di altrettante persone ritenute affiliate alla cosca della ‘ndrangheta dei Mammoliti, alias “fischiante”, di San Luca. Nel corso delle indagini si è accertato che quell’atto intimidatorio preludeva all’ingerenza della cosca nella gestione dell’opera. In particolare i militari appurarono che le assunzioni della manodopera erano composte da soggetti ritenuti, a vario titolo, contigui alle consorterie di ndrangheta. In pratica, secondo la Dda di Reggio Calabria, la cosca Mammoliti aveva messo le mani su qugli appalti.
Una teoria che sembra non aver retto bene in secondo grado di giudizio.
Continua....
ALESSANDRA BEVILACQUA