Gio. Lug 18th, 2024

Processo Kossa: Quattordici Condanne e Una Assoluzione nella Sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro

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La scure dei giudici della prima sezione della Corte d’Appello di Catanzaro si è abbattuta su Pasquale Forastefano, condannato a 18 anni, e Domenico Massa, condannato a 13 anni. In Appello sono state confermate 14 condanne con una sola assoluzione, in linea con quanto emerso nelle dichiarazioni del collaboratore Luca Talarico.

Nelle carte depositate dalla pubblica accusa durante la penultima udienza, Talarico aveva ammesso di essersi intestato l’azienda, finita al centro dell’inchiesta, come prestanome della cosca Forastefano, in particolare per Pasquale Forastefano e Domenico Massa. Le testimonianze di Talarico non hanno significativamente influenzato le decisioni dei giudici, confermando tuttavia il lavoro degli inquirenti e della pubblica accusa.

L’inchiesta Kossa, condotta dalla Dda di Catanzaro, ha rivelato come la ’ndrangheta cassanese si fosse sempre più interessata alla gestione e al controllo delle attività agricole negli ultimi anni.

La Sentenza: Il processo Kossa, celebrato in Corte d’Appello a Catanzaro, si è chiuso con quattordici condanne, alcune lievi rimodulazioni delle pene e una sola assoluzione. Le condanne confermate sono:

  • Pasquale Forastefano: 18 anni
  • Alessandro Forastefano: 8 anni
  • Antonio Antolino: 2 anni e 8 mesi
  • Agostino Pignataro: 7 anni e 4 mesi
  • Domenico Massa: 13 anni
  • Stefano Bevilacqua: 5 anni
  • Gianfranco Arcidiacono: 2 anni e 8 mesi
  • Nicola Abbruzzese: 3 anni (pena parzialmente riformata con eliminazione della multa)
  • Damiano Elia: 3 anni e 10 mesi
  • Antonio Falabella: 4 mesi
  • Leonardo Falbo: 2 anni e 8 mesi
  • Silvio Forastefano: 3 anni
  • Saverio Lento: 2 anni

La pena è stata ridotta di un terzo per il neo collaboratore di giustizia Luca Talarico, condannato a 8 anni rispetto ai 12 anni in primo grado, grazie alle attenuanti generiche. L’avvocato Giuseppe Bisantis è stato assolto con formula piena “perché il fatto non sussiste”, chiarendo il vero ruolo avuto dal professionista nell’inchiesta. Bisantis, già dal 2021, era tornato a esercitare la professione forense dopo che le misure a suo carico erano state abrogate dai giudici del Riesame su prescrizione della Corte di Cassazione.

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