Decisione giudici d’appello Reggio,che hanno ridotto le condanne
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Si è conclusa dopo due anni e mezzo la vicenda giudiziaria che ha riguardato due medici calabresi, Renato e Maurizio Cristiano, residenti a Firenze, accusati dei reati di estorsione, stalking e violenza con l’aggravante del metodo mafioso, ai danni della famiglia Cianci di Reggio Calabria, una componente della quale era sposata con uno dei due professionisti. In particolare, secondo l’accusa, Renato Cristiano, a causa di diatribe con la moglie, sarebbe stato l’ideatore dei presunti atti persecutori a carico della famiglia Cianci, mettendo in atto uno stratagemma per evitare il distacco dai propri familiari e coinvolgendo il fratello Maurizio ed un paziente di quest’ultimo, Francesco Frajia. Per tali motivi i fratelli Cristiano furono arrestati insieme a Frajia, con l’accusa, in particolare, nei confronti di quest’ultimo di essere stato l’esecutore delle condotte ordinate da Renato Cristiano. Frajia, in particolare, avrebbe effettuato alcune telefonate anonime alla famiglia del farmacista Cianci, intimando la consegna di denaro in cambio di tranquillità. Da qui la contestazione dei reati di tentata estorsione, stalking e violenza privata, con l’aggravante della mafiosità, essendo stato ritenuto che il metodo utilizzato fosse stato tipicamente mafioso. Per tale motivo fu applicata la misura della custodia cautelare in carcere che nel settembre del 2016 portò all’arresto dei fratelli Cristiano e di Frajia. Il processo di primo grado fu celebrato con il rito abbreviato e tutti e tre gli imputati furono condannati a cinque anni e otto mesi di reclusione, oltre al risarcimento dei danni morali a favore delle parti civili. Nell’intervallo tra il giudizio di primo grado e secondo grado gli imputati avevano provveduto a risarcire le parti civili. Adesso si é celebrato il processo di secondo grado davanti la Corte di Appello di Reggio Calabria. Dopo un camera di consiglio protrattasi per oltre cinque ore, i giudici di secondo grado hanno ritenuto insussistenti l’estorsione e l’aggravante della mafiosità, riqualificando i fatti come atti persecutori con il mezzo del telefono e rideterminando così la pena per Maurizio Cristiano in un anno e sei mesi e per Frajia in un anno e quattro mesi, con la concessione ad entrambi della sospensione condizionale della pena e della non menzione sul certificato penale. Anche per Renato Cristiano, ritenuto l’ispiratore ed istigatore delle condotte oggetto del processo, il fatto è stato qualificato come atto persecutorio reiterato e la condanna è stata ridotta a due anni e quattro mesi di reclusione. Renato Cristiano è stato difeso dall’avvocato Francesco Gambardella, mentre Maurizio Cristiano è stato difeso dagli avvocati Nico D’Ascola e Leopoldo Marchese. La difesa di Francesco Fraija è stata gestita dall’avvocato Leo Fonte.