Gio. Nov 21st, 2024

Tutti i big in campo in vista dell’appuntamento di domenica. Così si sta consumando la guerra per la supremazia nel partito. Da cui dipenderanno liste e candidati per le prossime Regionali. E intanto arrivano le prime denunce in Procura

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L’uomo della strada le snobba bellamente, ma per i capataz del Pd calabrese le primarie di domenica prossima sono maledettamente importanti. Un appuntamento cruciale. In gioco non c’è (o, almeno, non c’è solamente) la conquista della segreteria nazionale (contesa da Zingaretti, Martina e Giachetti), ma la stessa sopravvivenza politica di chi, nel Pd, è intenzionato a (ri)conquistare un posto al sole.
Il verdetto che verrà fuori dalle urne disegnerà il futuro del partito, a Roma quanto in Calabria. E i dem regionali sanno bene che non possono prendere sottogamba una siffatta sfida, pena la loro irrilevanza quando sarà il momento di prendere parte alle trattative per la scelta dei candidati – tra cui quello alla presidenza – e la creazione delle liste per le prossime Regionali.
Le primarie sono insomma una partita nella partita, tant’è che in queste ore si assiste alla mobilitazione totale di tutti i big, che stanno battendo palmo a palmo i vari territori nella speranza di raccattare quanti più voti possibili.

IL NODO OLIVERIO La gara più importante è certamente quella che si gioca all’interno della mozione Zingaretti, sostenuta dalla lista che fa capo al governatore Mario Oliverio, “Piazza Grande”, e da quella allestita da Carlo Guccione e Bruno Censore.
I risultati finali avranno un peso non indifferente per il futuro del partito e per le candidature alle Regionali. Nel corso della presentazione di “Calabria con Zingaretti”, avvenuta ieri a Lamezia, lo stesso Censore, tra le righe, non ha nascosto le ambizioni del suo gruppo, determinato a lottare per la convocazione di un congresso che servirà anche a «preparare la sfida delle elezioni regionali, perché se non si apre una fase nuova così il Pd non va da nessuna parte. Invece, un segretario legittimato, può tracciare una linea, nessuna autocandidatura e nessun salto in avanti, ma una lettura della realtà». Fin troppo facile la traduzione: il nome del prossimo candidato governatore del Pd dovrà venire fuori, secondo l’ex deputato, sulla base di numeri certi, e non sulla scorta di aspirazioni personali. È, più o meno, lo stesso ragionamento di Guccione, che da tempo va ribadendo la necessità di celebrare le primarie anche per la scelta del leader.
Sono tutti messaggi, neanche troppo cifrati, recapitati all’indirizzo di Oliverio, che – malgrado le difficoltà politiche e l’obbligo di dimora cui è sottoposto – appare comunque determinato a riproporsi per un secondo giro alla Cittadella. L’esito delle primarie, e l’affermazione di una o dell’altra lista, contribuiranno a stabilire nuovi equilibri all’interno di una mozione, e di un partito, lacerati come non mai.

MAZZUCA: «VIOLATE LE REGOLE» Intanto, come sempre accade durante le votazioni del Pd, vengono denunciate le prime irregolarità, con possibili risvolti giudiziari. A lanciare accuse precise è Giuseppe Mazzuca, capolista di Calabria con Zingaretti nel Cosentino, che punta il dito contro una gestione «fuori d’ogni norma, decenza politica e raffigurazione democratica». Secondo l’ex consigliere comunale, a Cosenza sarebbe stata stravolta la composizione dei seggi, con la commissione provinciale per il congresso non ancora convocata. «Basta logiche padronali del partito. A questo punto mio malgrado, considerato che si calpestano le norme e lo statuto del Pd e del regolamento delle primarie, sono costretto a rivolgermi alla procura competente, affinché si garantisca trasparenza, legalità e partecipazione».

DIVERSIFICAZIONE Al di là dei presunti brogli, denunciati ora da una, ora dall’altra parte, il motto che oggi accomuna tutti i dirigenti dem è “diversificazione”: nient’altro che il tentativo di trovare una nicchia politica da cui far rilucere eventuali successi elettorali, che rappresenteranno un credito per il prossimo futuro.
Sintomatica, in tal senso, è la situazione della provincia di Reggio, dove la competizione tra le mozioni Zingaretti e Martina è forse più forte che in altre realtà; anche perché, da qui a un anno, pure la città metropolitana ritornerà al voto. Dalla parte del governatore del Lazio ci sono il sindaco Giuseppe Falcomatà e il capogruppo in Regione Sebi Romeo; dall’altra, il presidente del Consiglio Irto e i Battaglia (Demetrio e Mimmetto). Non vanno poi sottovalutati altri distinguo: perché se è vero che l’ex renziano Falcomatà ha – per certi versi inaspettatamente – sposato la causa di Zingaretti, bisogna considerare che il capogruppo del Pd in Comune, Nino Castorina, è il principale sponsor calabrese di Giachetti, mentre l’assessore Giuseppe Marino, unico rappresentante dem in giunta, è apertamente schierato con Martina.

SCONTRI Sono tutti posizionamenti strategici, il cui fine ultimo si disvelerà, certamente, con l’approssimarsi degli appuntamenti elettorali. Proprio questa proiezione è alla base di uno scontro che si sta consumando tra una parte del Pd vibonese e gli organizzatori di “Piazza Grande”. Pare infatti che il consigliere regionale Michele Mirabello – già in grossa difficoltà per le incertezze legate alle alleanze del suo partito in occasione delle Comunali di Vibo – abbia protestato ferocemente contro il posizionamento di Enzo Bruno quale capolista a Catanzaro. Perché? L’ex presidente della Provincia sarà quasi certamente candidato alle prossime Regionali, proprio in quello stesso collegio (che comprende il capoluogo e Vibo) nel quale Mirabello ha intenzione di riproporsi per un secondo mandato. È un esempio che, forse, spiega bene perché mai le snobbatissime primarie del Pd siano così importanti per tutti i suoi dirigenti.