Continua l’azione del Tribunale civile di Palmi che dopo un primo reintegro di alcuni lavoratori di Mct, la società terminalista che gestisce il porto di traschipment a Gioia Tauro, ha proseguito la sua azione battendo verdetti a favore degli operai. I giudici del lavoro del tribunale palmese hanno infatti continuato ad emettere sentenze favorevoli ai portuali che avevano impugnato il licenziamento collettivo nel 2017. Erano stati 377 finiti poi nell’agenzia di lavoro creata ad hoc dal governo che aveva il compito di ricollocarli lavorativamente.
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L’assise palmese la scorsa settimana ne aveva integrati 30. Ora questo numero sta aumentando. Solo ieri, i provvedimenti di reintegro hanno superato la soglia dei 100 e per arrivare a quel traguardo dei 377 operai licenziati manca veramente poco. Ma se da un lato c’è un certo entusiasmo per il risultato ottenuto, il sindacato autonomo Sul, ad esempio, plaude ai giudici evidenziando la fine dell’arroganza di Mct “che ha tenuto sotto scacco il Governo nazionale, la Regione e l’Autorità portuale di Gioia Tauro; dall’altro c’è il timore che l’azienda multinazionale, che fa capo a Gianluigi Aponte, metta in atto la sua azione strategica, che potrebbe essere considerata una “vendetta” preordinata. Per ogni operaio reintegrato, ce ne sarà un altro licenziato, aveva minacciato il management aziendale qualche tempo fa. Timori che prendono forma nelle dichiarazione di Domenico Giannetta, consigliere metropolitano di Forza Italia a palazzo Alvaro. La via d’uscita, da questa empasse, è evidente che è la trattativa. Riaprire un tavolo con i sindacati, l’azienda, la regione e soprattutto il governo che dovrà alzare la voce, cosa che fino adesso non ha fatto, diventa una priorità assoluta.
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