La Commissione VIA del Ministero impone studi approfonditi prima del via libera: mancano dati certi sulla pericolosità delle faglie e sulla sicurezza strutturale.
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Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina incontra un nuovo ostacolo: la Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale del Ministero dell’Ambiente ha richiesto ulteriori analisi sulla sismicità dell’area. Secondo il parere, prima dell’approvazione del progetto esecutivo è indispensabile completare uno studio dettagliato sulle faglie attive, incluse indagini geologiche, geofisiche e paleosismologiche.
Ad oggi, mancano informazioni precise su quali e quante siano le faglie presenti nell’area interessata, nonostante l’Ispra abbia mappato 24 faglie attive e capaci, ovvero in grado di provocare fratture e dislocazioni del terreno. Tuttavia, come evidenziato dagli esperti, i dati disponibili non permettono di stabilire con certezza la loro reale attività sismica e capacità di generare terremoti superficiali.
Un esempio significativo riguarda la faglia responsabile del devastante terremoto del 1908, che causò oltre 80.000 vittime. Secondo la società Stretto di Messina S.p.A., questa faglia sarebbe “cieca”, ovvero attiva solo in profondità, e la probabilità di altre faglie attive con capacità di rottura superficiale viene considerata “improbabile”. Tuttavia, i dati satellitari del programma Copernicus dell’Agenzia Spaziale Europea hanno rilevato movimenti del terreno nell’area di Cannitello, in Calabria – dove dovrebbe sorgere uno dei pilastri del ponte – con un abbassamento e sollevamento annuo di 1,5 millimetri, suggerendo una potenziale attività sismica maggiore del previsto.
La Commissione ha inoltre evidenziato la mancanza di una microzonazione completa, ossia una mappatura dettagliata della pericolosità sismica locale, necessaria per garantire una progettazione informata e sicura. Sebbene questa analisi sia stata avviata, le sue fasi non sono state ancora concluse, lasciando un vuoto critico nella valutazione della stabilità del territorio.
La società Ponte sullo Stretto rassicura che il rischio di terremoti di magnitudo pari a quello del 1908 avrebbe una ricorrenza millenaria, ma non ha fornito spiegazioni tecniche dettagliate a sostegno di questa stima. Intanto, il Ministero chiede garanzie concrete prima di procedere: stabilità e sicurezza strutturale restano priorità assolute per un’opera destinata a sorgere in una delle aree a più alto rischio sismico del Mediterraneo.