Il presidente dell’Ingv, Doglioni, chiarisce l’assenza di studi ufficiali sulle faglie attive. La progettazione potrebbe sottostimare i coefficienti sismici
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Il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni, ha inviato due lettere alla Camera che sollevano serie perplessità sul progetto del Ponte sullo Stretto, in risposta a richieste avanzate dal deputato Angelo Bonelli (Alleanza Verdi e Sinistra). Nelle lettere, Doglioni chiarisce che l’Ingv non è stato formalmente incaricato di condurre studi sul rischio sismico dell’area e che la società Stretto di Messina ha collaborato soltanto con due ricercatori a titolo personale, senza la partecipazione ufficiale dell’Istituto.
Doglioni evidenzia che il progetto del ponte sembra basarsi su coefficienti di rischio sismico inferiori a quelli di recenti eventi italiani come i terremoti dell’Aquila e di Amatrice, dove si sono registrate accelerazioni ben superiori a quelle previste per il Ponte. Nelle documentazioni, la resistenza sismica del Ponte è calcolata su un’accelerazione di 0,58, mentre eventi nell’area dello Stretto potrebbero generare accelerazioni ben superiori, fino a 1,5-2. La faglia di Cannitello, inoltre, citata nel progetto come “non attiva”, non è stata recentemente studiata con indagini dirette, come scavi paleosismologici, per verificarne l’attualità.
In seguito a queste dichiarazioni, Bonelli ha trasmesso le lettere di Doglioni al Cipess, organo che dovrà esprimere un parere finale sul progetto, e alla commissione Via, che discuterà la questione nei prossimi giorni.