Il ricercatore Gianluca Valensise chiarisce le condizioni sismiche dello Stretto e critica il catastrofismo mediatico, accusando “Repubblica” di diffondere informazioni errate sul rischio sismico del Ponte.
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Gianluca Valensise, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), interviene per moderare il tono allarmistico che circonda la questione sismica legata alla costruzione del Ponte sullo Stretto. Valensise, in un’intervista, critica il catastrofismo ingiustificato, sottolineando che spaventare con scenari apocalittici spesso alimenta confusione e disinformazione su un’opera così complessa.
Valensise spiega come il ruolo dell’INGV sia quello di fornire dati scientifici e modelli aggiornati, come quelli sviluppati dalla Società Stretto di Messina sin dagli anni ’90, senza avallare decisioni politiche. Contrario a nozioni inesistenti come il “certificato di via libera sismico” attribuito all’INGV da alcune fonti, Valensise denuncia la distorsione del dibattito. “Non esiste alcuna certificazione sismica dell’INGV, né in Italia né altrove,” afferma.
Analizzando i rischi effettivi, Valensise chiarisce che la struttura sospesa del Ponte ha un’alta resistenza a forti scosse, dato che il suo periodo di risonanza – dai 3 ai 30 secondi – non coincide con la frequenza di rilascio della maggior parte dei terremoti crostali. La faglia Cannitello, spesso citata nelle cronache, è descritta dall’esperto come geologicamente marginale, senza evidenze di attività sismica superficiale significativa.
Valensise conclude ribadendo che il focus sismico non dovrebbe cadere su pericoli esagerati ma su una progettazione consapevole e adeguata, lasciando che il dialogo sull’infrastruttura si concentri sulla sua esecuzione responsabile.