Mar. Ott 15th, 2024

I comitati No Ponte presentano un dossier di 600 pagine: «Progetto ancora pieno di incongruenze, impatti ignorati e analisi costi-benefici falsate».

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Le associazioni e i comitati contrari alla costruzione del Ponte sullo Stretto, tra cui Italia Nostra, Legambiente e Wwf Italia, hanno depositato un documento di 600 pagine al Ministero dell’Ambiente, redatto da 39 esperti, per contestare le recenti integrazioni al progetto presentate dalla società Stretto di Messina. Le associazioni denunciano che le modifiche proposte sono «sbagliate nella forma e nella sostanza», lasciando intatti i problemi fondamentali legati all’impatto ambientale, alla sicurezza e alla fattibilità economica dell’opera.

Uno dei principali punti di critica riguarda l’assenza di un’adeguata valutazione dell’«effetto cumulo», ossia l’impatto complessivo del progetto su entrambe le sponde dello Stretto, violando così normative nazionali ed europee. A preoccupare particolarmente è anche la presenza di faglie sismiche attive nell’area, che la società non avrebbe adeguatamente considerato, nonostante la regione sia stata teatro di alcuni dei terremoti più distruttivi d’Italia.

L’analisi delle aree protette e vincolate da Rete Natura 2000 solleva ulteriori dubbi. I comitati denunciano «analisi parziali e omissive», in particolare per quanto riguarda le autorizzazioni per l’apertura di nuovi pozzi e l’uso di cave dismesse per il deposito degli scarti di cantiere. L’analisi costi-benefici è un altro tema centrale delle critiche: secondo gli oppositori, i dati sui flussi di traffico presentati dalla società non giustificano la costruzione del ponte, che rischia di favorire solo il trasporto su rotaia senza migliorare la mobilità su gomma o aerea.

Inoltre, la straordinaria biodiversità dello Stretto, inclusa la rarissima conformazione rocciosa delle “beach rock” di Ganzirri, sarebbe seriamente minacciata dalla realizzazione dei cantieri. A questo si aggiungono i timori per la crisi idrica che affligge da tempo Calabria e Sicilia, e per l’impatto sull’avifauna, che non sarebbe stata sufficientemente valutata nelle integrazioni presentate dalla società.