Ven. Nov 22nd, 2024

Il sindaco Bartolo, che delle strade ha fatto la battaglia più grande, ha chiesto scusa
ai pellegrini per i disagi e le promesse mancate

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L’incoronazione della statua in pietra tufacea, la pioggia battente, l’arcivescovo
di Napoli annunciato e mai arrivato a Polsi, i pellegrini arrivati a piedi, la
secolare telenovela delle strade d’accesso e la postazione di primo soccorso
negata. Venerdì 2 settembre sono stati questi gli elementi che hanno
caratterizzato e aggiornato la storia del Santuario più antico della Calabria.
La statua in pietra tufacea del peso di otto quintali che solitamente viene
portata in processione ogni 25 anni, addirittura prima del 2006 ogni 50 anni,
fresca di restauro (anche se ancora, come ha spiegato il prof. Giuseppe
Mantella i lavori non sono stati completati), incoronata per la quinta volta,
perché come ha spiegato il vescovo Oliva, dopo due anni difficili, «abbiamo
bisogno di segni così importanti».
La pioggia sottile ma battente ha accompagnato tutta la sera della vigilia e
annullato la notte della grande veglia. Annullata per evitare ai pellegrini i disagi
e le intemperie in un luogo che non è in grado di offrire ospitalità a tutti.

I pellegrini che hanno assistito all’atteso evento dopo un viaggio in macchina
pieno di disagi per le cattive condizioni delle strade, e perché una volta arrivati
a “Tre Arie” sono stati costretti a parcheggiare le macchine e percorrere
l’ultimo tratto, più di tre chilometri, a piedi perché le annunciate navette non
c’erano. Bambini, ammalati, anziani, un corollario di umanità sorretto soltanto
dalla tenacia e da una fede che a Polsi raggiunge il suo apice più alto, perché
altrimenti bisognerebbe capire cosa convince la gente a visitare un luogo dove
a parte la Madonna, la Croce e la bellezza del paesaggio, non esiste niente.
L’assenza dell’arcivescovo di Napoli e anche di quello di Reggio-Bova, che
avrebbero dovuto incoronare la Madonna e il Bambino, costretti a disertare
l’appuntamento per impegni sopravvenuti e urgenti. Un’assenza che ha
penalizzato non poco l’atto più solenne, impreziosito in passato dalla presenza
di importante figure della Chiesa.
La cattiva condizione delle strade, per le quali esistono due diversi
finanziamenti per un totale di 85 milioni che però ancora non sono stati
appaltati. E se così non sarà entro il 31 dicembre del 2022, una parte di questa
ingente somma, circa 20 milioni ritornerà al mittente per essere ridistribuita e
affidata a chi le opere le vuole realizzare davvero. Il sindaco di San Luca,
Bruno Bartolo, che delle strade ha fatto la sua battaglia più grande, ha chiesto
scusa ai pellegrini per i disagi affrontati e le promesse mancate, ma come ha
spiegato più di un incazzato pellegrino, le strade attuali sono lo specchio
fedele della classe politica calabrese.
Infine, una postazione di guardia medica richiesta e negata. E non sappiamo
se perché secondo i responsabili dell’Asl a Polsi non ‘è bisogno di un medico
perché c’è la Madonna che è miracolosa e protegge tutti. Venerdì, giorno del
grande evento, ai pellegrini in difficoltà, al ragazzo che è caduto dalla moto per
il quale è stato richiesto l’intervento dell’elisoccorso e alla madre di famiglia
crollata nel bel mezzo dell’incoronazione, ancora una volta ci hanno dovuto
pensare i volontari e il dottore Demetrio Caccamo.
Nel lontano 1931 Corrado Alvaro nel raccontare la festa di Polsi, scriveva che
“è la più animata della Calabrie”, oggi, a distanza di 91 anni, non offendiamo
nessuno se diciamo che a Polsi si celebra forse la festa più “tormentata” della Calabria.

Antonio Strangio – Gazzetta del Sud