Mar. Lug 16th, 2024

Neanche il voto e l’elezione di una Giunta – dopo dieci anni di commissariamenti intramezzati da una breve consiliatura – riportano la pace amministrativa a Platì, il centro della Locride attenzionato dalla Commissione parlamentare antimafia perché ad alta densità mafiosa. Meno di 48 ore dopo la chiusura dei seggi, i consiglieri eletti con la lista uscita sconfitta dalla elezioni, “Platì res publica”, diffondono una nota per annunciare che loro non siederanno in Consiglio comunale. Il motivo? Perché il loro progetto “non ha trovato la condivisione di 1.275 cittadini (quelli che hanno votato per i loro avversari, ndr) e non si concilia con il progetto della Lista ‘Liberi di Ricominciare'” che fa capo al sindaco eletto Rosario Sergi. Quindi la candidata sindaco sconfitta Ilaria Mittiga e i tre consiglieri eletti con la lista, Angela Agresta, Michele Crea e Francesco Caruso, si dimetteranno non appena sarà formalizzata la nomina. Una decisione che comunque non dovrebbe provocare grossi scossoni nel centro della Locride, dal momento che per lo scioglimento servono le dimissioni della maggioranza dei consiglieri, che a Platì sono complessivamente 12. Il gesto, tuttavia, pare destinato a rinfocolare le polemiche su quanto avviene in questo Comune, sciolto ben 15 volte per mafia ed in cui le ultime due tornate elettorali erano andate a vuoto, la prima per il mancato raggiungimento del quorum e la seconda per la mancata presentazione di candidati. “E’ la democrazia che consente a me ed ai miei amici di dimetterci – ha spiegato Ilaria Mittiga replicando a Sergi, che l’ha accusata di avere compiuto un gesto non democratico – ma soprattutto a livello personale io ho dei principi e dei valori che non coincidono con quelli del sindaco eletto. Sergi, in campagna elettorale, aveva già detto che io avrei rinunciato. Quindi non ci può essere confronto, siamo due cose totalmente diverse”. “Il concetto di democrazia di Mittiga e dei suoi amici – ironizza da parte sua Sergi – mi fa sorridere. Avrebbe accettato di entrare in Consiglio soltanto se avesse fatto il sindaco. Così non ci sarebbe neppure in Parlamento una maggioranza ed un’opposizione”. Ma più che replicare alla Mittiga, Sergi vuole lanciare un messaggio alla Commissione antimafia che ha segnalato che lui è stato consigliere di minoranza all’epoca dello scioglimento per mafia del 2009 e che il padre della Mittiga, Francesco, era sindaco all’epoca dello scioglimento, per gli stessi motivi, del 2006. “L’impegno della mia amministrazione per la legalità e contro la mafia é assolutamente ovvio ed é superfluo che lo sottolinei. Dimostrerò la mia concretezza ed il mio impegno partendo dalle cose da fare”, dice lamentando poi di non avere avuto gli atti ufficiali della commissione.

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