Mar. Set 3rd, 2024


A otto anni dalla sua prima elezione, il sindaco di Platì, Rosario Sergi, si trova a dover fare un bilancio del suo mandato, segnato non solo da sfide amministrative, ma anche da numerosi atti di intimidazione e avvisi di garanzia. Un percorso difficile che riflette la complessità di amministrare un comune in un territorio profondamente segnato dalla presenza della ‘ndrangheta.

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Un mandato tra intimidazioni e denunce archiviate:
Sin dall’inizio del suo primo mandato nel 2016, Sergi ha subito diverse minacce e atti vandalici. Le prime intimidazioni hanno preso forma con l’intrusione nella sua proprietà privata e si sono intensificate negli anni successivi. Tra i fatti più gravi, il sindaco ricorda l’incendio degli uliveti dei suoi genitori e le minacce di morte ricevute davanti al cimitero del paese. Tuttavia, ciò che sembra preoccupare maggiormente Sergi è la mancanza di azioni concrete da parte delle autorità competenti, che, a suo dire, hanno archiviato tutte le sue denunce senza identificare i responsabili.

Una situazione politica precaria:
Le difficoltà non sono solo esterne. Nel corso degli anni, il sindaco ha visto dimettersi consiglieri e assessori, causando lo scioglimento del Consiglio Comunale. Nonostante ciò, Sergi è stato rieletto nel 2020, ma la situazione non è migliorata: le intimidazioni sono riprese, culminando con l’incendio del portone municipale nel 2022.

L’accusa di persecuzione politica:
Nel suo comunicato, Sergi esprime la convinzione che le inchieste a suo carico siano di natura politica, atte a minare la sua credibilità. In particolare, denuncia un’operazione di perquisizione avvenuta nel novembre 2022, descritta come eccessiva e non giustificata, finalizzata a dipingerlo come un criminale, nonostante egli si dichiari incensurato e lontano da qualsiasi affiliazione mafiosa.

Il problema delle lunghe permanenze nelle cariche locali:
Una delle critiche principali mosse dal sindaco riguarda la lunga permanenza dei comandanti delle stazioni dei Carabinieri nel territorio locrideo. Sergi sottolinea che, nonostante decenni di servizio, la presenza prolungata dei marescialli non ha portato ad alcun miglioramento tangibile nella lotta alla ‘ndrangheta. Anzi, sottolinea come la mafia sia ancora profondamente radicata nella zona, mentre i sindaci locali faticano a completare i loro mandati a causa della pressione criminale e delle difficoltà amministrative.

Una richiesta di intervento alle istituzioni nazionali:
Il sindaco conclude il suo comunicato chiedendo un intervento diretto delle istituzioni nazionali e del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM). Secondo Sergi, solo un’azione politica decisa potrà cambiare il volto di territori come Platì, dove la criminalità organizzata sembra avere il sopravvento su una società civile che fatica a emergere.
Il caso del sindaco di Platì rappresenta un esempio drammatico delle difficoltà che molti amministratori locali affrontano nel tentativo di governare territori dove la ‘ndrangheta ha ancora un’influenza forte e radicata. La vicenda di Sergi solleva interrogativi cruciali sull’efficacia della lotta alla criminalità organizzata e sulla necessità di un intervento istituzionale che possa finalmente garantire sicurezza e legalità a Platì e in tutta la Locride.

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