Mar. Lug 16th, 2024

.Ore 08.15 Mi sveglio, è una bella giornata. Oggi la colazione la faccio in famiglia, è il bello delle feste, passare più tempo con chi ami, ed oggi, di amore, ne servirà tanto. Prendo il solito caffè ristretto amaro. Subito dopo, mi preparo per uscire.

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Ore 09.15 arrivo al centro di solidarietà “S. Marta” presso la Caritas Diocesana di Locri-Gerace che ha la sede a Locri. Dopo esattamente trenta secondi, utilizzati per salutare tutti gli amici presenti, lo chef ci consegna, a tutti e immediatamente, il kit di lavoro -guanti, copri capelli e grembiule- e si comincia a lavorare. Siamo in circa quindici persone in cucina, ci sono io, un architetto, una casalinga, una consigliera comunale di Locri, impiegati, pensionati, personale della Caritas, insomma gente di tutti i tipi, persone comuni, uno staff molto interessante. Prendiamo possesso, ognuno di noi, del nostro spazio di lavoro, ognuno ha un compito, c’è chi lava le verdure o il necessario, chi sminuzza, chi cucina e chi mette musica, per ora anni sessante ma mi assicurano che arriveranno ai nostri giorni.

Ore 09:30 Siamo pronti, si comincia. La roba è tanta, anche perché gli ospiti lo sono altrettanto. Abbiamo sul banco di lavoro: 50 cipolle, 50 peperoni, 50 melanzane, 40 uova, 12 barattoli di pelati, 10 bottiglie di salsa, 20 kg di patate, 15 kg di carne già macinata, 2 kg di formaggio stagionato, aromi e prezzemolo come se piovesse. Mamma mia stiamo cucinando per un esercito ahimè. Qui siamo in guerra, le cosiddette ‘impastatrici’ pretendono e richiedono gli spinaci che ancora non sono cotti e, quindi, pronti; gli addetti al sugo pressano gli ‘sminuzzatori’ per avere le verdure pronte; gli ‘infornatori’ sono in frenesia perché i forni sono a temperatura ma ancora vuoti. Sembra regnare il caos ma, vi assicuro, siamo tutti concentrati e si respira un’aria di unione, di allegria pazzesca. Io ho il tempo di buttare quattro righe durante una delle mie pause ‘smog’ ed è proprio in uno di quei momenti che scambio quattro chiacchere con Carmen Bagalà (direttrice della Caritas diocesana di Locri-Gerace).

Quanti mangiano qui direttrice?

Sono intorno a settanta/ottanta persone circa che usufruiscono del nostro servizio mensa.

Così tante? Tutti extracomunitari immagino, vero?

No ci sono molti italiani, della zona, tra i nostri ospiti.

Immagino che con questi numeri, riuscite a soddisfare il fabbisogno?

Diciamo che riusciamo a soddisfare la richiesta ‘emersa’, con ‘emersa’ intendo quella che conosciamo, quella di tutti coloro che hanno il coraggio di chiedere aiuto ma, purtroppo, ci sono tanti che, per dignità o vergogna, non si fanno avanti. In parte riusciamo ad aiutarli, attraverso un piccolo escamotage -lasciamo i pasti ai vicini di casa di queste persone e gliele facciamo consegnare da loro-, ma un’altra parte, quella ‘sommersa’, non riusciamo ad aiutarla assieme a tutti quelli che abitano lontano dal nostro centro sono impossibilitati a raggiungerci. Oggi, il nostro territorio, come nel resto della nazione, è investito da una crisi economica, ormai, da tutti percepita. Molti si trovano in difficoltà e il numero di bisognosi aumenta sempre di più. Tanti insospettabili che purtroppo si sono ritrovati a vivere questa situazione.

Tutta questa roba da mangiare dove la prendete?

La compriamo noi per la maggior parte, altra ci arriva dal Ministero (AGEA) e una minor parte da piccoli donatori. 

Ma se io volessi, come posso aiutare? Ma chiedete solo soldi?

I soldi servono sempre, come ho detto prima, la maggior parte di quello che necessita lo compriamo solo da fornitori autorizzati e, quindi, spesso non al miglior prezzo di mercato, ma non ci interessa; ma a noi serve anche una mano, come ad esempio nei fine settimana servono volontari qui in mensa, quindi per chi non può o non vuole donare del denaro, può donare un po’ del suo tempo libero. Noi accettiamo anche delle donazioni alimentari ma diventa difficoltoso, perché lei deve pensare che ognuno fa quel che può, magari prende 1kg di pasta, un barattolo di pelati ecc.. Benissimo sia chiaro, però noi ci troviamo in difficoltà per tanti motivi che chi non è pratico del mestiere non può sapere. Le faccio un esempio banale, magari ci troviamo con vari formati di pasta tutti da 1 kg e di marche differenti, quindi con tempi di cottura diversi, capisce che per noi che cuciniamo chili e chili di pasta insieme diventa veramente difficoltoso, ma questo è il problema più banale di tanti che sorgono.

Ore 12.00 Cominciano ad arrivare gli ospiti e noi siamo pronti. Serviamo i primi vassoi – con sopra un piatto di pasta al forno e polpette al sugo, un piatto con polpettone ripieno, peperonata, patate al forno, del pane e per finire un bel dolce (una torta offerta da un medico dell’ospedale e dei pasticcini offerti da una nota pasticceria di Locri)-, e contemporaneamente cominciano ad arrivare i primi sorrisi. Gente soddisfatta e grata, prende il suo vassoio in silenzio e in fila, ben ordinata e paziente, aspettando il proprio turno. Li vedo mangiare con gusto, questo mi fa piacere mi riempie di gioia, li vedo colloquiare con gli altri compagni di tavola, gustando il proprio pasto e una volta finito, li vedi sparecchiare il proprio posto lasciandolo pulito come lo hanno trovato, e quindi, permettendo il riutilizzo di quel posto ai prossimi ospiti che verranno. Andando via ti lasciano con un saluto e un gran sorriso, dove si legge chiaramente la loro gratitudine per questo centro Diocesano. Il lavoro scorre e pasto dopo pasto, che sia in sala o d’asporto (molti lo preferiscono per varie motivazioni, magari perché impossibilitati per disabilità varie o spesso perché hanno dei figli e si vergognano a portali, evidenziando il loro status di bisognosi). Siamo quasi alla fine del lavoro e mentre noi mettiamo a posto la cucina, le sorelle in forza al centro Caritas, puliscono la sala e la preparano per noi. Siamo in trenta circa, tra staff di volontari, le sorelle, un prete, un diacono e qualche ospite della struttura che, ormai, si sente parte della famiglia ‘Caritas’ e dopo aver dato aiuto a servire gli altri bisognosi si siede con noi per mangiare. Stanchi? Si, ma pieni. Pieni di gioia e appagati di consapevolezza, la consapevolezza di esser stati ‘utili’ per qualcuno. La solidarietà è ricchezza per chi la riceve ma, soprattutto, per chi la fa. Ti sazia l’anima. Ed ora è anche giusto saziare il fisico e quindi ci accomodiamo tutti per mangiare.

Durante il pasto, meritato, veniamo interrotti dal suono del citofono, non è un ospite ritardatario per il pranzo, ma un altro bisognoso, un altro caso particolare, che l’ufficio Diocesano della ‘Caritas’ segue, ovviamente noi volontari, per la privacy, rimaniamo nella sala da pranzo a finire il nostro pasto, mentre, il personale della struttura ci abbandona per cominciare subito a far partire la complicata macchina dell’aiuto.

È stata una grande giornata, era la mia prima volta e devo dire la verità, oltre al gesto mi sono divertito un sacco. Ho scoperto persone normali, che di normale non hanno nulla, perché al loro interno giace un animo grande. Aiutare, vi assicuro, aiuta a stare bene, io mi sento meglio di prima.

Paco 

Per info: Centro di Solidarità “S. Marta” Servizio della Caritas Diocesana

Via Angelo Cusmano, 177 – 89044 Locri (RC) tel./fax. 0964/20889 

+39 370 1505836, caritas@diocesilocri.it

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