Il governatore per il momento non passerà con Mdp. Prima vuole ottenere la sanità e il piazzamento dei suoi uomini nelle liste. Il ritorno da Bersani solo dopo le elezioni politiche
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Oliverio pronto a passare con Mdp? «Tutte balle», replicano collaboratori e consiglieri regionali del Pd. Il governatore è sì in forte dialettica con il suo partito, ma non al punto di lasciarlo per (ri)sposare la causa bersaniana. Sarebbe un ritorno alle origini impossibile, soprattutto ora che Oliverio ha deciso di spendere tutte le sue energie nella lotta per la conquista della sanità calabrese. Il 30 novembre Palazzo Campanella affronterà la questione e, in un modo o nell’altro, tutti i consiglieri regionali – di maggioranza e d’opposizione – dovranno prendere una posizione rispetto all’annunciato incatenamento davanti a Palazzo Chigi del governatore, deciso a tutto pur di prendere lo scettro del commissario a scapito di Scura. Ma, qualora anche questa protesta non producesse effetti, Oliverio rimarrebbe comunque in quel Pd che, ormai da due anni, gli nega l’incarico più ambito. Non ci sono – spiega chi ha avuto modo di parlarci nelle ultime ore – solo ragioni di appartenenza a legare il suo destino a Renzi. Pesano, e non poco, anche ragioni di opportunità: perché, da qui ai prossimi mesi, il presidente del Consiglio Gentiloni potrebbe comunque concedergli quel che ha concesso al governatore campano De Luca; e poi perché mancano ormai pochi mesi alle elezioni politiche.
Oliverio sa che, se vuole piazzare i suoi uomini in Parlamento, non può rompere col premier, in particolar modo, con Renzi. Deve, anzi, tenere la protesta sempre al di sotto del livello di guardia, per non infastidire più di tanto chi poi le liste elettorali deve compilarle. E il governatore avrebbe diversi nomi da “raccomandare”, su tutti quelli di Enza Bruno Bossio e Bruno Censore.
Le preoccupazioni sono rivolte soprattutto al destino della moglie di Nicola Adamo, ritenuta troppo debole elettoralmente per competere nel collegio uninominale di Cosenza; ragion per cui gli oliveriani stanno premendo per ottenere un posto nel listino bloccato, al primo o, nell’ipotesi peggiore, al secondo posto. Non sarà facile spuntarla: primo perché a scalpitare per quel posto al sole c’è anche Stefania Covello, che ha già fatto parte della segreteria nazionale del Pd; secondo perché non è da escludere che Renzi voglia usare i listini bloccati per piazzare i suoi di uomini, non necessariamente dai natali calabresi.
Più facile, invece, andare in qualche modo incontro ai desiderata di Censore. Il deputato uscente pare tagliato fuori dalla sicurezza del proporzionale, ma dovrebbe avere buon gioco rispetto alla sfida dell’uninominale. Una sfida niente affatto facile, dal momento che l’esodo verso Mdp – che ha chiuso a possibili alleanze col Pd – nel Vibonese potrà avere effetti consistenti nelle urne anche per via dell’adesione dell’ex candidato a sindaco, Antonio Lo Schiavo. Senza contare che, dall’altra parte, Censore troverà – schierato sotto le insegne di Forza Italia – un agguerrito Giuseppe Mangialavori, l’ex consigliere regionale che nel tempo ha dimostrato di non mancare mai gli appuntamenti elettorali importanti.
Ecco, quel che potrà spingere Oliverio nelle braccia di Bersani e D’Alema non sarà il mancato incarico al vertice della sanità, quanto, in primavera, l’insoddisfazione per l’accoglienza riservata ai suoi uomini nelle liste per il Parlamento.
«Oliverio – conferma chi lo conosce bene – potrà pure incatenarsi per protestare contro il governo e il suo stesso partito, ma rimarrà comunque nel Pd. Almeno per un altro po’».