Mar. Lug 16th, 2024
Mario Oliverio, il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Calabria, in una foto di archivio del 30 settembre 2014. ANSA/ FRANCESCO ARENA

Zingaretti si afferma nettamente in Calabria. Ma al suo trionfo hanno contribuito tanti big. Molti dei quali sono ostili al governatore. La corsa per le Regionali si fa sempre più caotica

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È un bordello, più che una mozione. Nicola Zingaretti è riuscito nell’impresa di trionfare in Calabria grazie all’appoggio di aree del Pd nettamente eterogenee. Dunque, adesso esultare è quasi un diritto; i guai, semmai, si vedranno dopo. Anzi, molto presto. Probabilmente dal giorno successivo alle primarie di marzo. Perché il governatore del Lazio, dopo la sua eventuale elezione, dovrà cercare di riportare un po’ di ordine, in quel bordello. E non sarà mica facile.
Zingaretti, nelle convenzioni calabresi, ha potuto contare sul sostegno della maggior parte dei big, i quali, tuttavia, non hanno le stesse idee circa il percorso che il partito dovrà seguire da qui alle prossime elezioni regionali. Si può dire, piuttosto, che la “mozione Zingaretti” si divida in due. Semplificando: l’area pro-Oliverio e quella a lui ostile.

LE PROSPETTIVE È, in fondo, una questione di prospettive. Il governatore può ben dire di aver i nemici in casa; i suoi “hater”, invece, lo ritengono un ospite non gradito. Insomma, la mozione è attraversata da tensioni e contraddizioni ormai incancrenite, forse irriducibili.
Il tentativo di Oliverio di accreditarsi come sponsor unico di Zingaretti in Calabria è naufragato, soprattutto dopo il ritiro dalla corsa per la segreteria di Marco Minniti. Al successo del fratello di Montalbano hanno infatti contribuito in modo decisivo anche molti di quei maggiorenti che non vedono di buon occhio, tutt’altro, la ricandidatura di Oliverio alla presidenza della Regione. Solo per citarne alcuni: i consiglieri Carlo Guccione e Mimmo Bevacqua nel Cosentino, l’ex deputato Bruno Censore a Vibo, lo stesso Minniti a Reggio.
Non va peraltro dimenticata la scelta di campo fatta dagli oliverio’s quando l’ex ministro dell’Interno era ancora in lizza per la guida del Pd: si schierarono pubblicamente con Zingaretti, proprio nelle ore in cui Minniti presentava il suo libro (“Sicurezza è libertà”) a Cosenza.
Difficile, dunque, ipotizzare un avvicinamento tra le due “correnti”, così come è improbabile che Minniti – dopo lo sgarbo subìto – possa spendersi per la ricandidatura di Oliverio. E che l’ex esponente del governo Gentiloni possa avere un peso decisivo nelle decisioni future del Pd calabrese lo si rileva da un dettaglio, in particolare: Zingaretti lo ha ringraziato pubblicamente dopo aver incassato il suo appoggio alle primarie. Non risulta, d’altro canto, che il governatore laziale abbia mai manifestato apertis verbis la sua soddisfazione per il sostegno ricevuto da Oliverio. Gli osservatori hanno invece maliziosamente notato il suo assoluto silenzio in merito alla vicenda giudiziaria che ha coinvolto il presidente calabrese, il quale, dopo essere finito al “confino” a San Giovanni in Fiore, non ha mai letto alcuna dichiarazione di solidarietà nei suoi confronti da parte del candidato alla segreteria a cui aveva promesso i suoi voti.

GUCCIONE E BEVACQUA Non va neanche sottovalutato il peso di Guccione e Bevacqua, entrambi critici rispetto alla possibilità di una ricandidatura di Oliverio, seppur con sfumature diverse. Tutti e due possono vantare un forte consenso personale nel Cosentino e, nello specifico, addentellati di un certo rilievo a Roma. Guccione è il plenipotenziario calabrese di Andrea Orlando, Bevacqua uno degli interlocutori privilegiati di Paolo Gentiloni. E l’ex ministro e il già presidente del Consiglio sono due dei principali azionisti della mozione Zingaretti a livello nazionale. Senza contare che Guccione non ha mai fatto mistero di voler concorrere alle primarie regionali per la scelta del candidato governatore del Pd.

IL FUTURO La nebbia che avvolge il partito potrà cominciare a diradarsi solo dopo il 3 marzo. Se Zingaretti vincerà, dovrà infine trovare il tempo per affrontare il caso Calabria, pronunciare parole di chiarezza e fare scelte precise. Per adesso la sua mozione, in Calabria, rimane spaccata: tra nemici in casa e ospiti non graditi.

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