Gio. Ago 15th, 2024
Roma, 14 ott. (askanews) - La Guardia di Finanza di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria ha scoperte numerose truffe ai danni del servizio sanitario nazionale. In particolare sono stati accertati casi in cui è stata prodotta un'autocertificazione non veritiera per beneficiare di esenzione sanitaria non dovuta. Complessivamente, tra il 2015 e il 2016, sono state accertate oltre 1.600 tra prestazioni sanitarie e cessioni di prodotti medicinali per i quali non sono stati pagati i ticket. Una trentina le persone che dovranno rispondere all'autorità giudiziaria per il reato di truffa ai danni della Regione Calabria. Tra queste anche soggetti con redditi particolarmente elevati proprietari di immobili di pregio ed autovetture di lusso.

Per la prima volta in Italia sono state identificate e denunciate 223 persone, responsabili di aver acquistato abbonamenti pirata su internet che consentivano di vedere i contenuti delle principali piattaforme televisive a pagamento (film, serie ed eventi sportivi). L’operazione della Guardia di finanza – Nucleo speciale beni e servizi – è tuttora in corso e volta anche all’identificazione di ulteriori possibili soggetti coinvolti. Acquistando abbonamenti di questo tipo i clienti si rendono responsabili del reato di ricettazione.

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La legge sul diritto d’autore prevede la confisca degli strumenti utilizzati per la fruizione del servizio: di conseguenza, ai 223 clienti in caso di condanna verranno confiscati televisore, pc e smartphone. Le sanzioni prevedono, inoltre, la reclusione fino ad otto anni ad una multa di 25.000 euro, oltre le spese legali.

“Il mercato della pirateria – spiegano le fiamme gialle – riveste un business molto fiorente che si poggia su una vasta platea di clienti che lo alimentano, molto spesso ignari delle conseguenze cui si espongono e degli ingenti danni economici che tale pratica comporta sia ai titolari dei diritti sia all’economia nazionale».

L’attività del Nucleo speciale beni e servizi mira allo smantellamento di una delle principali modalità di distribuzione illecita dei contenuti, la cosiddetta Iptv (Internet protocol television), ultima frontiera della pirateria mediante la quale i ‘pirati’ acquisiscono e ricodificano i palinsesti televisivi delle maggiori piattaforme a pagamento – Dazn, Sky e Mediaset Premium su tutte – per poi distribuirli online, sotto forma di un flusso di dati ricevibile dagli utenti con la sottoscrizione di un abbonamento illecito ed un semplice pc, smart-tv, tablet, smartphone o decoder connessi alla rete.

Le indagini in corso, che hanno come obiettivo principale l’individuazione della centrale di trasmissione dei segnali illegali, delineano «una complessa organizzazione composta da decine di ‘reseller’ e centinaia di clienti che, acquistando gli abbonamenti, non solo fruiscono illegalmente della visione di eventi sportivi e altri contenuti audiovisivi, oltre ai palinsesti televisivi ‘pay per view’, ma alimentano il circuito criminale». Acquistando questa tipologia di abbonamento, inoltre, il cliente si trova a condividere con vere e proprie realtà criminali i propri dati personali, inclusi quelli anagrafici e bancari, lasciando traccia delle attività illecite effettuate ed esponendosi allo stesso tempo a rischi, anche informatici, di vario tipo. L’attività si è avvalsa dell’ausilio, anche di natura tecnica, della Fapav, la Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali.

Gazzettadelsud.it

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