Ven. Nov 22nd, 2024

di Vito Pirruccio *

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Il pianeta scuola non ha pace e tra Autonomia Differenziata, PNRR e uscite ad ogni piè sospinto del Ministro dell’Istruzione e del Merito, ogni giorno si è alle prese con una novità. Ogni tanto, però, in mezzo a tanto caos spunta qualche segnale di speranza che ci dice non essere completamente assente la riflessione e la capacità di rivedere errori e omissioni. Due i segnali di “speranza” sono in dirittura d’arrivo: un chiarimento in merito alla realizzazione del Tempo Pieno e l’ennesimo ripensamento sulla valutazione che, spero, avvii un percorso che lasci in santa pace la scuola, almeno, per un bel po’ di tempo. Se proprio in tema di valutazione non si è capaci di astinenza, desidererei che il sistema scolastico nazionale pretendesse, sulla base delle rilevazioni INVALSI – OCSE-PISA, che le Regioni, enti programmatori e fornitori di alcuni servizi scolastici di base (Mense, trasporti, assistenza alunni diversamente abili, ecc.), mettessero in atto un loro sistema di controllo su tali servizi in grado di affiancare le scuole sul territorio e di rendicontare in termini di efficienza e di efficacia l’investimento operato dallo Stato. La regia, in pratica, dovrebbe essere centrale come sistema scolastico nazionale chiamato a formare l’uomo e il cittadino, futura classe dirigente, e gli EE.LL., in materia scolastica, braccio amministrativo dello Stato, dovrebbero essere capaci di curvare gli investimenti tenendo conto dei bisogni territoriali delle comunità. Sistema che funziona benissimo, per esempio, in Germania dove i Länder sono ambiti territoriali di consistente dimensione. Ivi il modello di rendicontazione è composto appena da 23 pagine, comprensive di tabelle, grafici e numeri, e si dà conto periodicamente del livello di valutazione di ogni singola scuola sotto tutti i punti di vista. Il team di controllo è assolutamente esterno, senza il ricorso a step di autovalutazione. Qui da noi, invece, di 23 pagine, in molti casi, si compone la famosa pagella (Illeggibile per i non addetti ai lavori) che consegniamo periodicamente agli alunni. Ma riflettiamo sulle due novità in esame: realizzazione del Tempo Pieno e ritorno ai giudizi sintetici a partire dall’a.s. 2024/2025. Per monitorare la corretta applicazione del Tempo Pieno, tema che sta particolarmente a cuore alle famiglie del Sud e a noi di “I Care!”, il Ministero ha sollecitato gli Uffici Scolastici Regionali ad acquisire in sede di assegnazione degli organici (Operazione in corso in questi giorni) la “Dichiarazione di responsabilità” da parte dei Dirigenti Scolastici sui seguenti punti: 1) “sussistenza dei requisiti di idoneità dei locali”; 2) “sussistenza dell’impegno FINANZIARIO dell’ente locale ad assicurare il servizio mensa”. Finalmente lo Stato, che per anni ha fatto orecchie da mercante, si è reso conto che, finora, specie al Sud, all’impegno formale dell’ente non ha fatto seguito, come dovuto, l’attivazione del servizio mensa, con gravi danni al tempo scuola scelto dalle famiglie e con dissipazione di denaro pubblico. Lo Stato chiamando “a responsabilità patrimoniale specifica” i Dirigenti Scolastici sottolinea con forza uno dei compiti di vigilanza in capo al DS. Questo, però, comporta che l’impegno da parte dell’Ente Locale deve avvenire per atto deliberativo e non con semplice comunicazione formale e lo stesso atto deliberativo deve contenere l’ammontare dell’impegno finanziario dell’Ente e la durata del servizio. Se tale procedura verrà osservata e gli uffici periferici del Ministero della Pubblica Istruzione e del Merito provvederanno ad autorizzare l’assegnazione dell’organico in presenza del rispetto letterale dell’impegno assunto e attivando controlli esterni, con molta probabilità avremo qualche Tempo Pieno in meno ma veritiero. Per quanto riguarda il ritorno ai giudizi sintetici e la messa in soffitta di quelli descrittivi “legati al conseguimento di specifici obiettivi didattici valutati per livelli di competenza”, introdotti nell’anno scolastico 2020 con l’OM n. 172 del 4 dicembre, nonostante le analisi forbite di pedagogisti e specialisti in docimologia, non è, a mio parere, un grave danno. Possiamo convenire con i giudizi espressi in questi giorni sulla finalità della valutazione: “Valutare non è certificare, attestare, rendicontare, ma descrivere il cammino umano e pedagogico di uno studente “. Occorre, però, tener conto che la valutazione parla all’insegnante (In quanto specialista del servizio riceve la restituzione dettagliata del risultato), ma essa deve parlare principalmente agli alunni e ai genitori i quali, in presenza di un voluminoso fascicolo, vanno in confusione e frastornati, come il povero Renzo al cospetto dell’avvocato azzeccagarbugli, quel pezzo di carta nelle loro mani, che avrà certamente i crismi della letteratura pedagogica più avanzata, diventerà un tubo arrotolato o avrà miglior sorte come fascicolo ben riposto in qualche angolo di scrivania, meno impolverato di certe programmazioni che mai nessuno ha osato leggere e mai leggerà. L’uscita di Valditara spero non sia dettata solo dalla necessità di accogliere le lamentele espresse o tacite degli insegnanti. Ma, anche, se fosse questa la ragione, dimostrerebbe in qualche modo di ascoltare chi quotidianamente ha le mani in pasta. E non è poco. Spero, soprattutto, che Valditara, con una tale scelta, non abbia in mente di propinarci la solita riforma “a costo zero” che, a partire dalla famosa Legge n. 517/1977, spunta puntualmente ad ogni cambio di Ministro al di là della casacca politica che indossa. La prossima uscita del Ministro Valditara vorrei che fosse accompagnata da proposte serie (Che non sono quelle “a costo zero”) in grado di rispondere sul divario territoriale in materia scolastica e magari vorrei ascoltare dai cattedratici della formazione, così presenti nei corsi di aggiornamento e sulla stampa specialistica, suggerimenti su come colmare il gap, per esempio, in Matematica tra Nord e Sud del Paese1. Il dato di pag. 8 del Rapporto OCSE-PISA 2022 dell’INVALSI (Allego copia o cliccare sulla nota per leggere il documento) ci dice: “L’82% degli studenti al NORD raggiunge o supera il livello base delle competenze in Matematica, al SUD solo il 54% degli studenti”. Aggrovigliarci a discutere su giudizi sintetici o descrittivi ogni tre anni ci aiuta a colmare questa voragine tra Nord e Sud o sarebbe il caso di sospendere temporaneamente la diatriba e pensare di costruire scuole e servizi di ampliamento del tempo scuola a misura di ragazzi e non inscenare dibattiti tesi a promuovere la scuola progettificio, la scuola dei fumosi corsi di formazione/aggiornamento e la scuola della pagella formato lenzuolata? Io opterei per la scuola con i piedi piantati bene a terra e con al seguito una severa squadra ispettiva che faccia il suo sacrosanto dovere e restituisca al decisore politico i motivi veri che stanno alla base di questo distacco NordSud di ben 28 punti percentuali. Altro che discussione su pagelle con giudizi descrittivi o pagelle con giudizi sintetici!