Due costosissime apparecchiature mediche sono attualmente depositate in una stanza del reparto di urologia dell’Ospedale di Locri. Si tratta di litotritore per il bombardamento dei calcoli renali che , numeri alla mano, ha consentito negli anni all’equipe del dottore Capocasale l’effettuazione di circa 6.000 interventi ma che da anni è fermo a causa di un guasto al generatore e di un macchinario specifico Mini Light per il bombardamento delle placche che si formano a seguito della malattia di La Peyronie. Per questa tipologia d’interventi, prima dei guasti mai riparati, si recavano a Locri pazienti da tutta la Calabria. Entrambi i macchinari, a seguito di energiche richieste, vennero richieste ed ottenute dall’allora primaria del reparto di urologia dell’Ospedale di Siderno, poi trasferito a Locri, dott. Antonio Scopelliti. Una situazione gravissima, basti pensare che attualmente per un intervento di bombardamento dei calcoli renali bisogna recarsi presso altre strutture sanitarie pubbliche o accreditate distanti centinaia di chilometri. E’ chiaro che si tratta di macchine un pochino obsolete ma che potrebbero comunque, se riparate adeguatamente, nell’impossibilità di acquistarne delle altre più evolute, consentire una ripresa degli interventi a pieno regime.
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Molti ci hanno chiesto se in futuro ci potrebbe essere un rischio chiusura per il reparto di urologia? Da tempo tra gli addetti ai lavori e gli utenti regna seria preoccupazione anche alla luce della carenze di organico che si potrebbero ulteriormente registrare nelle prossime settimane. Attualmente a Locri sono in servizio tre medici, il dottore Caccamo, il dottore Capocasale e il dottore Gerace. Tra pochi giorni uno di loro andrà in pensione e rimarranno in servizio solo due medici che peraltro vantano potenziale richieste di periodi di ferie superiori all’anno e mezzo. Tutto questo inevitabilmente rischierà di paralizzare il reparto. Speriamo che in tempi brevi i medici mancanti vengano ad essere reintegrati dal management aziendale, ne servirebbero almeno due, anche perchè gli stessi potrebbero agevolmente essere individuati tra i medici cubani, in maniera tale che possano essere così ripristinate le condizioni minime di operatività di un reparto che ha sempre avuto una vasta utenza proveniente da tutta la provincia di Reggio Calabria ed oltre.
Antonio Tassone- ecodellalocride.it