Mar. Lug 16th, 2024

La memoria in politica, si sa, è spesso corta. Ma la storia è maestra di vita, ancor di più se di mezzo ci sono vittime innocenti. Ricordate il crollo del Ponte Morandi a Genova? Ricordate le 43 vittime, sulle cui tragiche dinamiche le famiglie ancora attendono chiarezza? Ricordate le imbellettate sfilate istituzionali alle cerimonie funebri, tutte incentrate alla ricerca dei colpevoli? Ecco, noi non abbiamo dimenticato ciò. Perché se è vero che ancora la giustizia deve fare il suo corso, oltre al danno è giunta anche la beffa: è notizia di questi giorni l’accordo raggiunto tra Atlantia ed il Governo per il riassetto di Autostrade, il che prevede la progressiva uscita della holding della famiglia Benetton dal capitale. Una notizia che, seguendo i viscerali istinti populisti, potrebbe indurre ad esultare, se non fosse che da un lato Atlantia decolla in borsa proprio per essersi liberata di una società che, a causa della propria mala gestio, è ridotta in pessime condizioni finanziarie, mantenendo una quota dell’11% che potrà essere monetizzato nella successiva quotazione in Borsa di Autostrade e, dall’altro, attraverso l’intesa raggiunta a Palazzo Chigi, la Cassa Depositi e Prestiti preleverà il 33% dei capitali di Aspi (un aumento di capitale di circa 3 miliardi di euro). 
Morale della favola? I Benetton restituiranno allo Stato un’azienda indebitata e priva di rosee prospettive, visti gli onerosi investimenti da effettuare per ammodernare la rete infrastrutturale: toccherà agli italiani, tanto per cambiare, pagare i debiti dei Benetton.
Nel mentre il M5S e il PD esultano per aver “riconsegnato il nuovo Ponte Morandi al gruppo Autostrade” e non ai Benetton, rimaniamo basiti dall’ennesima prova di inadeguatezza di una classe politica che non riesce a coniugare armonicamente Stato e Mercato, recitando il solito copione: il grande gruppo privato di turno che viene estromesso con lauta buonuscita e senza presa di posizione giuridica alcuna da parte dell’affidatario, e tanti cittadini ai quali verrà messa mano nuovamente nel portafogli, nonostante larga parte di artigiani e partite iva non abbiano ancora visto un euro dai tanto auspicati sussidi statali per far fronte all’emergenza Covid-19.

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Questa non è l’Italia che sogniamo, questa è l’Italia di ieri, quella delle due Italie che continuano a fomentare una guerra tra poveri e che rischia di lasciare sul campo più vittime che feriti.

 

ORLANDINO GRECO

SEGRETARIO FEDERALE ITALIA DEL MERIDIONE

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