Dom. Lug 28th, 2024

Lit. Giovedì dopo le Ceneri

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Dal Vangelo secondo Luca
Lc 9,22-25

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?».

Parola del Signore

Il commento di monsignor Piero Romeo, vicario generale della diocesi di Locri – Gerace:

Se la pericope evangelica di ieri ci presentava gli strumenti della nostra vita di credenti, quella odierna ci indica la strada: l’una e gli altri ci vengono ricordati all’inizio di ogni Quaresima per orientare il nostro cammino non solo verso la Pasqua ma anche e soprattutto verso il Risorto, colui che viene. C’è una grande differenza tra perdere e dare la vita. Il gesto di dare la vita implica l’esistenza di un “ricevente”, per chi diamo la vita ogni giorno? In quest’ottica persino il dolore, il rifiuto, l’assenza, non sono privi di senso, inutili. La croce può sembrare una sconfitta, un fallimento, agli occhi del mondo, eppure questo è il modo in cui Cristo dà la vita per noi. Salva perché risponde al male con il bene. Muore amando. Vive amando. Gesù prima mette a parte i suoi discepoli di tutto questo perché comprendano e gli stiano accanto in questo passaggio, ma poi si rivolge a tutti. Ci sentiamo rivolgere queste parole. Se metto i piedi dove li metti tu, posso vederti. Ti osservo e ti ascolto in silenzio. Imparo da te. Rinuncio all’idea di appartenermi, ricevo la mia vita, la mia identità più profonda, da te. Mi perdo invece nell’inseguire con ansia qualcosa o qualcuno che non sei tu. Quando mi perdo è perché forzo il passo, e vado avanti da solo, o perché la paura prende il sopravvento e mi blocca e resto indietro. Ma tu mi aspetti e mi guardi. Non vai avanti senza di me. Vorresti portarci tutti con te. A volte fa paura, perché non so bene dove stiamo andando. Ma siamo insieme. Seguirti è fiducia e abbandono, è sapersi ascoltati, è poter chiedere per quello che non so, che non ho. Mi insegni ad accogliere la sofferenza e trasformarla, dando tutto. Scopro così “per chi” sono. E questo cambia tutto.

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