Mer. Lug 17th, 2024

Dalle prime ore della mattinata è in corso, su gran parte del territorio nazionale,
l’esecuzione di decine di ordinanze di custodia cautelare emesse dal Tribunale di
Catanzaro e volte a neutralizzare una ramificata organizzazione criminale di stampo
‘ndranghetistico dai marcati profili internazionali, capace di far giungere in Italia
tonnellate di marijuana dall’Albania.
L’operazione denominata “STAMMER 2 – MELINA”, che rappresenta l’epilogo di
una complessa attività investigativa condotta dai militari della Guardia di Finanza del
Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro, con il supporto del Servizio
Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) di Roma e coordinata
dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, dott. Nicola Gratteri, dal Procuratore
Aggiunto, dott. Giovanni Bombardieri, e dal Sostituto Procuratore, dott. Camillo
Falvo, vede impiegati oltre 150 finanzieri, con l’ausilio di unità Antiterrorismo
Pronto Impiego, di unità cinofile e della componente aeronavale del Corpo, per
l’arresto di 25 soggetti (18 in carcere e 7 agli arresti domiciliari, indagati a vario
titolo in traffico internazionale di stupefacenti) tra Calabria, Puglia, Sicilia,
Lazio, Toscana, Lombardia e Albania e l’esecuzione di numerose perquisizioni.
L’operazione “STAMMER 2 – MELINA” nasce da uno stralcio della nota operazione
“STAMMER”, con cui sono state già colpite, nel mese di gennaio dello scorso anno,
le ‘ndrine del vibonese solitamente impegnate nel business della cocaina, e
costituisce un ampliamento delle indagini che hanno dimostrato come i trafficanti
calabresi, fiutando la possibilità di ottenere a facili guadagni, investivano ingenti
capitali in un imponente traffico di marijuana.
L’attività odierna documenta proprio come le potenti ‘ndrine vibonesi sono entrate in
affari con i narcos albanesi, partner di provata efficienza, che, ad oggi, si possono
considerare i più importanti produttori di marijuana del continente, vantando basi
logistiche praticamente in tutta Europa.
Le indagini hanno, di fatto, consentito di disarticolare un’organizzazione
estremamente complessa, basata su un accordo criminoso tra le ‘ndrine Fiarè di San
Gregorio d’Ippona (VV), Pititto-Prostamo-Iannello di Mileto (VV), Anello di
Filadelfia (VV) e Franzè di Stefanaconi (VV), tutte collegate alla più nota ed
egemone cosca dei MANCUSO di Limbadi (VV).
Tra gli elementi di spicco caduti nella rete della Guardia di Finanza compaiono tre
capi cosca del calibro di ANELLO Rocco cl.’61, indiscusso boss di Filadelfia,
FIARÈ Francesco, alias “il dottore”, cl.’80, di San Gregorio d’Ippona, e FRANZÈ
Giovanni cl.’62, di Stefanaconi, oltre ad altri soggetti di rilevanza come PITITTO
Pasquale cl.’68 di Mileto, PROSTAMO Antonio cl.’89 e MANCUSO Domenico
cl.’75 di Limbadi.
Clan calabresi assolutamente a loro agio nel contrattare con i potenti “Cartelli
Albanesi” l’importazione, in poco meno di tre mesi, di circa cinque tonnellate di
marijuana, in grado anche di saltare l’intermediazione delle compagini
delinquenziali brindisine, storicamente “in affari” con i narcos di stanza nel Paese
delle Aquile. Il sodalizio criminale calabrese, se in una prima fase sfruttava gli
oramai collaudati rapporti, intessuti nel tempo, tra i trafficanti brindisini ed i
produttori albanesi, una volta reperiti i contatti ed aver acquisito la fiducia
dell’organizzazione albanese, riusciva, senza alcuna difficoltà, a scavalcare gli
intermediari pugliesi per contrattare direttamente con i fornitori.
Secondo gli illeciti progetti, una volta raggiunte le coste pugliesi, i carichi di
marijuana sarebbero stati divisi in più partite, pronte per essere cedute sulle
molteplici “piazze” dislocate su gran parte del territorio italiano.
L’inchiesta diretta da questa Procura della Repubblica – D.D.A. e svolta dal Nucleo
di Polizia Economico-Finanziaria – G.I.C.O./Sez. G.O.A. di Catanzaro, con la fattiva
collaborazione dello S.C.I.C.O. di Roma e l’indispensabile supporto della Direzione
Centrale Servizi Antidroga (D.C.S.A.), ha consentito di identificare tutti i 46
soggetti coinvolti, alcuni dei quali già ristretti per fattispecie contestate nell’ambito
dell’Operazione “STAMMER”, ognuno dei quali ricopriva un ruolo ben preciso:
dai finanziatori ai mediatori, dai traduttori ai corrieri, da coloro che avevano il
compito di monitorare l’uscita delle vedette della Guardia di Finanza ai personaggi
incaricati di curare l’arrivo degli emissari dei narcos albanesi più volte giunti nel
nostro Paese, fino ai soggetti demandati per lo stoccaggio e la successiva rivendita
della marijuana.
Grazie ad una serie di serrate attività che impegnavano, in perfetta sinergia, i
finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria – G.I.C.O./Sez. G.O.A. di
Catanzaro e il Reparto Operativo Aeronavale di Bari, nell’arco temporale agostoottobre
2016 sono stati eseguiti, nel mar Adriatico al largo delle coste brindisine,
cinque interventi repressivi che hanno permesso di sequestrare in mare oltre 2770 kg
di marijuana, ai quali si sommano ulteriori 90 kg sequestrati presso il porto di
Ancona, di ricondurre due ulteriori importazioni di droga, rispettivamente pari a 1178
e 386 kg, oggetto di sequestro da parte della Guardia di Finanza di Brindisi, destinate
ai clan calabresi e infine, grazie ad una mirata attività a posteriori, di ricostruire
un’ulteriore transazione pari a 400 kg di marijuana che, giunta proprio presso il
sedimento portuale di Ancona, raggiungeva la piazza di Milano, ove il sodalizio
calabrese vantava eccellenti ramificazioni per l’immissione in commercio del
narcotico.
Oltre alla sostanza stupefacente, venivano sottoposti a sequestro anche 2 potenti
acquascooter, 4 velocissimi natanti ed un autoarticolato.
Le suddette operazioni portavano contestualmente all’arresto in flagranza di 11
soggetti, grazie al contributo prestato dai Reparti della Guardia di Finanza su
attivazione del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro.
L’intera operazione ha, inoltre, permesso di infliggere all’organizzazione rilevanti
perdite economiche, sia sotto il profilo dei capitali investiti che dei mancati guadagni.
La droga complessivamente sequestrata, infatti, una volta lavorata ed immessa in
commercio, avrebbe fruttato ai “grossisti” oltre 10 milioni di euro.

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