Mar. Lug 16th, 2024

La Guardia di Finanza di Sibari ha eseguito oltre n. 242 decreti di sequestro preventivo ai
fini della confisca obbligatoria anche per equivalente”, emessi dal Tribunale di
Castrovillari (CS), su richiesta della locale Procura della Repubblica, diretta dal Procuratore
Dott. Eugenio Facciolla, nei confronti di altrettanti soggetti indagati e indebiti beneficiari di
indennità di accompagnamento e indennità previdenziali ed assistenziali.
La misura cautelare, rapportato all’indebito beneficio economico ottenuto, il cui valore
ammonta ad oltre 2,1 milioni di euro, ha riguardato beni mobili, immobili, disponibilità
finanziarie e quote societarie nella disponibilità degli indagati. Trattasi, in particolare di: 120
terreni, nr. 83 unità abitative, nr. 2 locali commerciali, nr. 101 autovetture, nr. 13
motoveicoli. L’esecuzione delle predette misure cautelari, è stata caratterizzata da analitici,
laboriosi e complessi accertamenti, anche di natura finanziaria – patrimoniale, che hanno
consentito alle fiamme gialle di Sibari di:
– identificare tutti gli effettivi indebiti beneficiari delle indennità;
– individuare i singoli beni mobili e/o immobili nonché le disponibilità finanziarie da
sottoporre a sequestro.
La fase esecutiva dei sequestri, espletata anche con il necessario coinvolgimento dei Reparti
del Corpo territorialmente competenti, è stata caratterizzata dall’esecuzione complessiva di:
n. 149 trascrizioni presso la Conservatoria dei Registri Immobiliari; n. 74 trascrizioni presso
il PRA; varie notifiche presso la Camera di Commercio; nr. 350 sequestri presso banche
e/o Poste Italiane Spa, oltre alla notifica dei provvedimenti nei confronti di ogni singolo
indagato.
Le Fiamme Gialle, già nel decorso mese di ottobre 2015, nell’ambito dell’operazione
denominata “Easy Allowance”, avevano eseguito n. 11 misure cautelari personali nei
confronti di soggetti che attraverso la commissione di una serie di delitti ed avevano
percepito e/o consentito a terzi di percepire indebitamente le indennità pensionistiche,
previdenziali ed assistenziali erogate dall’I.N.P.S. di Castrovillari (CS) e dall’I.N.A.I.L. di
Napoli.
I delitti perpetrati ai danni dell’I.N.P.S., relativi a 615 pratiche di pensione illegittime, sono
stati caratterizzati dalla fittizia attribuzione ai soggetti indebiti beneficiari della qualità di
erede dell’avente diritto, e sono stati attuati attraverso:

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 la duplicazione di una legittima e preesistente pratica di rate di pensioni maturate e
non riscosse (R.M.N.R.), con beneficiario ultimo artatamente dichiaratosi erede dell’avente
diritto;
 la creazione – ex novo – di una pratica di R.M.N.R., riguardanti soggetti deceduti dei quali
non era stata mai accertata alcuna richiesta di invalidità civile;
 l’attribuzione della fittizia qualità di erede universale attraverso la predisposizione ed
utilizzo di falsi atti testamentari opportunamente inseriti nei relativi fascicoli cartacei;
 il diretto inserimento dei dati nel sistema informatico dell’I.N.P.S., senza la previa
creazione di una pratica cartacea.
In tutte le condotte l’indebita erogazione delle indennità è stata ottenuta attraverso
l’inserimento dei dati nel sistema telematico dell’I.N.P.S. avvenuto con l’utilizzo della
matricola di accesso dell’indagato principale, già responsabile dell’ufficio liquidazioni dello
stesso ente pubblico, destinatario della misura personale della custodia cautelare in carcere.
Le condotte truffaldine risultano tutte precedute dalla strumentale falsificazione della
documentazione attestante i requisiti legittimanti, rilevata a seguito di accertamenti condotti
dai finanzieri presso:
– gli uffici anagrafe dei comuni interessati; ove attraverso la documentazione acquisita è
stata accertata l’insussistenza dei rapporti di parentela indicati nelle istanze, nonché la
falsità della certificazione prodotta a supporto;
– i distretti sanitari competenti; ove attraverso l’esame dei verbali di visita medico legale
collegiale, è stata appurata l’inesistenza dello stato di invalidità legittimante
l’erogazione delle indennità in argomento, ovvero qualora esistente, l’indicazione del
relativo termine di decorrenza artatamente posticipato, al fine di ottenere l’erogazione di
una indennità maggiore di quella spettante;
– vari studi notarili; ove è stata constatata l’inesistenza degli atti testamentari prodotti a
corredo delle istanze di erogazione delle indennità.
Con riferimento, invece, alle truffe scoperte ai danni dell’I.N.A.I.L., relative alle indennità
percepite da n. 22 operatori marittimi, anagraficamente inesistenti, la maggior parte di
esse è stata eseguita tramite la diretta immissione dei relativi dati nel sistema informatico
dell’Istituto, in assenza di qualsivoglia documentazione giustificativa.
Si tratta, in tal caso, di falsi certificati medici, falsi documenti d’identità, ed estremi di conti
correnti bancari on line, accesi tramite promotori finanziari autorizzati e riferiti a soggetti
anagraficamente inesistenti, per la cui accensione sono stati utilizzati falsi documenti di
identità.
L’inserimento di tali dati nel sistema informatico I.N.A.I.L., necessario per consentire la
liquidazione delle indennità e la loro successiva erogazione a favore dei soggetti indebiti
beneficiari, è stata eseguita da un dipendente dell’Istituto, già addetto all’ufficio pensioni dello
stesso ente, destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari.

Di fondamentale importanza si sono rivelati i complessi e paralleli accertamenti bancari svolti
dai finanzieri del gruppo di Sibari, che hanno interessato circa 500 conti correnti/libretti a
risparmio/mandati di pagamento, con il conseguente interessamento di oltre 30 istituti
finanziari. L’analisi trasversale di tutta la relativa documentazione acquisita alle indagini,
oltre a individuare gli effettivi indebiti beneficiari delle indennità, ha consentito, tra l’altro, di
rilevare l’utilizzo da parte del sodalizio di nr. 51 c/c bancari, di fatto intestati a soggetti
anagraficamente inesistenti, per incassare, veicolare e polverizzare i proventi derivanti
dalle frodi, con l’intento di rendere più difficoltoso la ricostruzione dell’effettivo flusso
finanziario.
L’intera attività investigativa ha consentito, nel tempo, di ottenere i risultati di seguito
complessivamente riepilogati:
 segnalazione alle competenti Autorità Giudiziarie1 di:
 nr. 12 soggetti, tra l’altro, per i reati di associazione a delinquere e truffa;
 nr. 22 soggetti (anagraficamente inesistenti), per concorso in truffa;
 nr. 447 soggetti, per falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico e
concorso in truffa;
 l’esecuzione:
 di nr. 2 fermi di indiziato di delitto (ex artt. 115 e 575 c.p.), nei confronti di due
soggetti, disposti dall’A.G. di Castrovillari (CS);
 di nr. 11 misure cautelari personali, di cui n. n. 1 in carcere, n. 4 agli arresti
domiciliari e n. 6 di obbligo di presentazione alla P.G.;
 del sequestro preventivo di beni, finalizzato alla confisca anche per equivalente, sin
alla concorrenza del valore complessivo di circa € 7 milioni, disposto, nel tempo, dalle
Procure della Repubblica presso i Tribunali di Castrovillari, Cosenza, Paola e Lamezia
Terme;
 del sequestro conservativo di beni, a carico dell’indagato principale, sino alla
concorrenza dell’importo complessivo di € 4,5 milioni, disposto dalla Procura Regionale
della Corte dei Conti – Sezione Giurisdizionale per la Calabria di Catanzaro.
A conclusione dell’intera attività espletata, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di
Castrovillari (CS), ha esercitato l’azione penale con conseguente rinvio a giudizio di oltre 350
singoli soggetti indagati, quali indebiti beneficiari delle indennità in argomento.
Le operazioni e i risultati conseguiti dimostrano la concreta presenza sul territorio della
Guardia di Finanza nell’espletamento dei compiti propri di polizia economico-finanziaria.

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