Il clan dei Gioiosani cercava di estendere il proprio giro d’affari nel commercio di carburanti, utilizzando società fittizie per aggirare la legge
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Un’inchiesta della Dda di Roma, supportata dai finanzieri del Gico, ha smascherato le operazioni illecite del potente clan dei Mazzaferro, attivo nel commercio di carburanti per autoveicoli. Secondo quanto ricostruito, il gruppo calabrese avrebbe cercato di replicare il suo schema fraudolento in diverse regioni italiane, utilizzando nuovi meccanismi societari e operazioni finanziarie per proseguire il suo arricchimento illecito.
L’inchiesta ha avuto origine da un’informativa delle Fiamme Gialle risalente a due anni fa, che ha portato all’individuazione di Alessandro Toppi, imprenditore romano, in rapporti d’affari con alcuni esponenti calabresi del clan, tra cui Vincenzo Mazzaferro, il figlio Salvatore e Nicolò Sfara. Le intercettazioni telefoniche hanno rivelato come i Mazzaferro e i loro associati fossero attivi sul mercato del petrolio nella Capitale, utilizzando società fittizie e cartiere per nascondere l’operato illecito.
L’inchiesta ha messo in luce la sistematicità delle attività criminali, con il clan impegnato in operazioni fraudolente nel settore petrolifero fino almeno al 20 marzo 2019. I membri del gruppo avrebbero utilizzato le proprie aziende per facilitare il commercio di carburanti in maniera illecita, sfruttando i legami di sangue e la complicità di numerosi soggetti coinvolti nelle trame. Le indagini della Dda e della Gdf sono ora focalizzate su altre operazioni illegali che il clan cercava di mettere in atto.