Mar. Lug 16th, 2024

In casa c’era anche la figlia 18enne: è stata lei ad avvertire le forze dell’ordine. La gelosia possibile movente. Indagano i carabinieri 

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Incredulità e un dolore trincerato dietro il silenzio. È l’atmosfera che si respira in via Alessandro Volta a Montalto Scalo nel Cosentino dove mercoledì mattina si è consumata una tragedia familiare. Un agente della polizia penitenziaria, in servizio a Cosenza, Giovanni Petrasso di 53 anni ha ucciso la moglie Maria Grazia Russo di 46 anni, casalinga. La tragedia si è consumata nella loro villetta dove era presente anche la loro figlia di 18 anni. Da quanto si è appreso, l’uomo avrebbe esploso più di un colpo con la pistola – probabilmente quella di ordinanza, una calibro 9 – e avrebbe ucciso la moglie, forse al termine di una lite. La donna è stata colpita quando era da poco uscita dalla doccia. Petrasso si è, poi, ucciso davanti al cadavere della consorte.

La figlia della coppia – è stata lei a chiamare le forze dell’ordine dopo la tragedia – si sarebbe, così, trovata davanti alla terribile scena. Sul posto sono giunti i carabinieri della locale stazione, del comando provinciale e anche gli agenti della squadra mobile. Con loro anche il pm di turno Antonio Bruno Tridico, in costante contatto con il procuratore capo Mario Spagnuolo e l’aggiunto Marisa Manzini che coordinano le indagini. Sul posto era giunto l’elisoccorso perché l’uomo era ancora in vita ma è deceduto subito dopo. La coppia ha un altro figlio, di 25 anni, che vive fuori dalla Calabria per motivi di studio. La villetta è presidiata dalle forze dell’ordine e oltre le transenne sono accorsi vicini e familiari. Per gli inquirenti «il quadro sembra lineare: cioè che lui ha ucciso la moglie e poi si è ucciso. Anche se ci sono tantissime cose da chiarire. Non escludiamo che si tratti di una tragedia nata dalla gelosia, ma è ancora tutto da accertare». La mamma della guardia penitenziaria abita al piano di sotto ed è pietrificata dal dolore. «Qui accanto abitano tutti parenti – dice una vicina di casa -. Erano persone splendide: una coppia che si voleva molto bene. Siamo sotto shock».

Intanto la figlia 18enne è appena tornata dalla caserma dei carabinieri – dove era stata portata in stato di shock e ad aspettarla molti suoi compagni di classe. La ragazza che il primo luglio compirà 19 anni venerdì 30 giugno dovrebbe sostenere l’orale dell’esame di maturità al liceo scientifico di Rende.

«COPPIA SPLENDIDA» «Quando sono tornato a casa, ho visto i carabinieri non esiste una spiegazione a quello che è successo», ha detto un anziano che abita nella villetta accanto a quella della tragedia. Che ha aggiunto: «Che coppia erano? Una coppia doc. Persone splendide». Mentre arriva una parente della donna in lacrime, urlando il nome della casalinga uccisa dal marito. «Ma che cosa gli è saltato in mente? Maria Grazia l’ho sentita stamattina alle 8,30 al telefono parlavamo del saggio di stasera».

«LA STESSA TRAGEDIA DI ARCAVACATA» «Povera Alessia, ancora non ha realizzato quello che le è successo. E per me è la seconda volta che assisto a una tragedia simile». Così una compagna di classe della figlia della coppia di Montalto ricorda quello che è successo il 3 maggio del 2015 quando un carabiniere ha ammazzato la moglie e poi si è ucciso con la pistola di ordinanza mentre in casa – una villetta di Arcavacata di Rende – c’era la figlia allora diciassettenne. «Anche la figlia di quel carabiniere è una mia amica e anche lei ha trovato la mamma in una pozza di sangue», ha detto la compagna di classe di Alessia. Il 3 maggio del 2015 una tragedia simile a quella di Montalto si è consumata in una villetta di Arcavacata di Rende, nei pressi dell’università. Un carabiniere, Francesco De Vito, 47 anni, ha ucciso a coltellate la moglie, Fiorella Maugeri, di 43 anni, e poi si è sparato con la pistola d’ordinanza. E’ successo nel tardo pomeriggio di domenica in un appartamento ad Arcavacata. La tragedia sarebbe avvenuta al termine di una lite. Sul posto giunsero i carabinieri della compagnia di Rende e del comando provinciale di Cosenza che hanno scoperto che si trattava di un collega. De Vito faceva il carabiniere a Paola, era nell’Arma da circa 20n anni e a breve lo avrebbero trasferito a Castrolibero. La moglie era di origini siciliane e faceva la casalinga. I due avevano una figlia e un figlio, che all’epoca dei fatti avevano rispettivamente 17 e 15 anni. I due avrebbero litigato più volte perché lui non aveva accettato  la decisione della moglie di separarsi. La figlia diciassettenne era in casa durante le fasi drammatiche dell’omicidio-suicidio ma non avrebbe assistito al delitto. Infatti, la ragazza si trovava nella loro abitazione quando è cominciata la lite tra i genitori. La madre l’ha fatta salire al piano superiore della villetta in cui abitavano. Poi, sentendo urlare più forte, la ragazza è scesa nuovamente al piano terra e ha trovato la madre riversa a terra nel sangue. Mentre stava telefonando al 118 ha sentito il colpo che il padre si è sparato con la pistola d’ordinanza. Il figlio quindicenne della coppia, invece, era fuori casa.

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