Gio. Ago 8th, 2024

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 30 anni di reclusione a carico del 54enne Vincenzino Zappia, responsabile dell’omicidio di Giuseppe Cartisano, durante la guerra di ‘ndrangheta a Reggio Calabria il 22 aprile del 1988.

Continua dopo la pubblicità...


CAMPAGNA-ANTINCENDIO-2024_6x3mt-4_page-0001
futura
JonicaClima
amacalabria
Calura
MCDONALDAPP
InnovusTelemia
stylearredamentiNEW
E120917A-0A80-457A-9EEE-035CEFEE319A
CompagniaDellaBellezza00
previous arrow
next arrow

La vicenda

L’omicidio del giovane carrozziere ad opera di Vincenzino Zappia, uno dei ‘soldati’ più temuti delle cosche De Stefano e Tegano, impegnate nello scontro armato contro i Condello-Serraino, si consumò nella tarda serata all’interno della nota caffetteria Malavenda, nella centralissima piazza De Nava, luogo di ritrovo di centinaia di giovani.

Secondo la ricostruzione della Procura distrettuale antimafia, Zappia e un suo complice, Luciano Pellicanò, armati di pistola, colpirono a morte alle spalle Giuseppe Cartisano mentre consumava un caffè. I due killer, appena fuori dal locale, vennero immediatamente intercettati da una pattuglia dei Carabinieri, con i quali ingaggiarono un conflitto a fuoco tra lo scompiglio dei presenti, conclusosi con la morte di Luciano Pellicanò.

La fuga

I militari dell’Arma riuscirono anche a colpire Vincenzino Zappia, ferendolo, che scampò alla cattura grazie al soccorso di un complice che lo attendeva a bordo di una auto.  Gli accertamenti eseguiti dai Carabinieri, tra cui il prelievo di alcuni reperti ematici, non permisero con certezza, all’epoca, di risalire all’identità del ferito. A distanza di trent’anni, però, quei reperti, conservati negli archivi giudiziari, si sono rivelati essenziali per definire i responsabili del grave fatto di sangue che sembrava ormai destinato a essere archiviato come un classico ‘cold case’.

Print Friendly, PDF & Email