Mer. Lug 17th, 2024

“Calciatori sotto usura e partite aggiustate”. È questo lo scenario calcistico bruzio descritto oggi da Mario Pranno, elemento storico della criminalità organizzata cosentina, ascoltato in aula dalla Corte d’Assise di Cosenza presieduta da Paola Lucente con a latere il giudice Marco Bilotta. Nel processo per l’omicidio del calciatore ferrarese Denis Bergamini, rinvenuto cadavere sulla statale 106 nel territorio di Roseto Capo Spulico nel novembre 1989, che vede alla sbarra come unico imputato l’ex fidanzata del centrocampista del Cosenza Isabella Internò, è stato chiamato in causa dal collaboratore di giustizia Franco Garofalo. Le dichiarazioni rese ad ottobre del 2022 durante il procedimento dal collaboratore di giustizia, lo hanno infastidito al punto tale da inoltrare una lettera ad uno dei quotidiani che aveva pubblicato il resoconto dell’udienza affermando che si trattasse di “tutte falsità”. In sostanza Garofalo disse che Pranno cercava di far cadere dei sospetti sul coinvolgimento di Antonio Paese nella morte di Bergamini. Il boss di quello che fu il clan Perna – Pranno reagisce rispondendo alle accuse del suo ex compagno d’armi con una missiva al vetriolo sulla testata Cosenza Channel. Fuggito dalla località protetta dove venne ospitato nel breve periodo durante il quale collaborò con la giustizia, Mario Pranno divenne latitante e fu arrestato nel 2000. Le sue rivelazioni su un presunto complotto ordito dai “pentiti” che si sarebbero accordati per rendere le medesime testimonianze non furono ritenute attendibili. Oggi 66enne, della sua latitanza, parla alla Corte affermando che si fu allontanato non rientrando e rendendosi irreperibile “per motivi familiari”.

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Pranno: “Calciatori sotto usura e partite aggiustate”

“Dagli anni Ottanta – spiega Pranno cui figura è stata descritta in aula dal pm Luca Primicerio – facevo parte dello stesso gruppo criminale di Garofalo, lui era più vicino ai fratelli Vitelli con i quali militava anche Antonio Paese, ma erano tutti parte della nostra fazione contrapposta al clan Pino-Sena. Antonio Paese faceva estorsioni, poi si è allontanato dai Vitelli e ha smesso di delinquere. Non l’ho mai accusato di essere coinvolto nella morte di Bergamini. Non può essere vero perché all’epoca parlavano tutti di suicidio. Franco Garofalo non è mai andato da mio fratello Pasquale a discutere di Denis: é tutto inventato. So che Santino Fiorentino, parente di Paese, frequentava gli ambienti calcistici, ma non so nulla della Maserati. Certo ero a conoscenza del fatto che c’erano partite aggiustate e calciatori esposti con prestiti ad usura per grosse somme. Quelle delle partite vendute erano voci che giravano, so però che Bergamini non era sotto “strozzo”. Anche Paese praticava l’usura però non so se prestasse soldi anche ai calciatori. Era il gruppo Pino, nella persona di Franco Pino ad occuparsi del Cosenza Calcio. Per tutti gli anni Ottanta riscuotevamo noi le estorsioni del Cosenza con Garofalo, poi per le partite aggiustate é diventato referente Franco Pino. Ho inviato io la lettera al giornale Cosenza Channel, confermo tutto. Ero uno dei capi, se qualcuno indagava sulla morte di Bergamini io lo avrei saputo, ma ripeto nessuno indagava perché si parlava solo di suicidio”.

CALABRIA 7

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