Nel tardo pomeriggio di mercoledì 14 novembre 2024, Stefano Cirillo, 21 anni, è stato assassinato a colpi di pistola nella frazione Monsoreto di San Pietro di Caridà, piccolo comune situato al confine tra le province di Reggio Calabria e Vibo Valentia. Il giovane stava tornando a casa a piedi lungo una strada isolata in contrada Corruttò, quando qualcuno gli ha sparato più volte, colpendolo alla testa e uccidendolo sul colpo.
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Le indagini, coordinate dalla Procura di Palmi e condotte dai Carabinieri del Gruppo di Gioia Tauro e del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Reggio Calabria, stanno seguendo diverse piste. Tra queste, emerge con forza quella della faida dei boschi, una guerra per il controllo delle risorse legate al taglio e al commercio illegale del legname, settore che in questa zona rappresenta un’importante fonte di guadagno e conflitto.
Una scia di sangue nella regione
L’omicidio di Stefano Cirillo non è un caso isolato. Negli ultimi due anni, la zona è stata teatro di una serie di episodi di sangue che sembrano legati da un comune denominatore: giovani vite stroncate in un contesto di rivalità per il controllo del territorio.
L’8 aprile scorso, Domenico Oppedisano, 24 anni, è stato freddato a colpi di pistola mentre si trovava a lavoro in località Prateria, sempre a San Pietro di Caridà. Ancora prima, il 10 settembre 2022, Alessandro Morfei, 30 anni, è stato ucciso con colpi di lupara mentre lavorava su un trattore nelle campagne di Dinami, comune limitrofo. Alessandro era figlio di Pietro Morfei, assassinato nel 1998 in un agguato davanti a un bar a Dinami, circostanza che già allora era stata collegata ad ambienti criminali.
Più di recente, il 6 agosto scorso, Pietro Morfei, 20 anni, è stato ferito gravemente al collo da un colpo di fucile mentre si trovava in auto con la fidanzata, rimasta illesa. Gli inquirenti stanno cercando di capire se vi sia un filo conduttore tra questi episodi e il delitto di Cirillo, ipotizzando che dietro tutto possa esserci una serie di contrasti per il controllo dei boschi e delle attività ad essi collegate.
Il lavoro degli inquirenti
L’autopsia sul corpo di Stefano Cirillo, prevista nei prossimi giorni presso l’ospedale di Locri, sarà fondamentale per chiarire ulteriori dettagli sull’agguato. Gli investigatori, intanto, stanno approfondendo i possibili legami tra i diversi omicidi per verificare se dietro vi sia una matrice comune.
La faida dei boschi, come è ormai definita, è una pista che prende sempre più corpo: il controllo delle risorse boschive, in un’area dove tali attività rappresentano una fetta importante dell’economia locale, è storicamente oggetto di dispute, spesso degeneranti in conflitti violenti. Le immagini di un territorio trasformato in teatro di scontri parlano chiaro: questa spirale di sangue rischia di continuare, a meno che le forze dell’ordine non riescano a spezzare il circolo vizioso che lega interessi economici e criminalità.
La comunità in lutto e sotto shock
San Pietro di Caridà, un piccolo centro già segnato da una lunga storia di violenza, è nuovamente scosso da un omicidio che aumenta il senso di insicurezza tra la popolazione. La comunità chiede risposte, giustizia e un’azione risolutiva per fermare questa escalation di omicidi che, negli ultimi anni, ha colpito duramente la zona.