Mar. Lug 16th, 2024

Omicidio a Gioia Tauro: accusato assolto dopo 11 anni. Era stata chiesta una condanna a 30 anni, poi annullata dalla Corte di cassazione

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Sono trascorsi undici anni dall’omicidio del giovane Francesco Bagalà e ora la Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria ha assolto Alfonso Brandimarte. L’uomo, 46 anni, era accusato di essere stato uno dei responsabili dell’omicidio del ventiduenne, avvenuto il 26 dicembre 2012 a Gioia Tauro. A breve si è concluso il processo di secondo grado, dopo che la Corte di cassazione, lo scorso mese di settembre, aveva annullato con rinvio la sentenza con la quale la stessa Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria aveva condannato Brandimarte a 30 anni di reclusione. Quella sentenza aveva confermato la pronuncia dei giudici di primo grado.

L’annullamento è stato dovuto, secondo i giudici della Suprema corte, alla necessità di verificare l’attendibilità di Francesco Ieranò,  collaboratore di giustizia che aveva fatto il nome di Brandimarte per l’omicidio del giovane Bagalà.

Nel nuovo processo d’appello, che si è celebrato stamattina, la Procura generale di Reggio Calabria aveva chiesto la conferma della condanna di Brandimarte a 30 anni. I difensori dell’accusato, gli avvocati Giuseppe Fonte e Giovanni Vecchio, hanno ribadito l’inattendibilità del collaboratore di giustizia Ieranò. In particolare hanno fatto riferimento alle contraddizioni riscontrare nelle sue dichiarazioni e persino nella deposizione in aula.

Per l’omicidio di Francesco Bagalà la stessa Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria aveva già assolto Giuseppe Brandimarte, 52enne, fratello di Alfonso. Assolto anche Davide Gentile, 34 anni. Per quest’ultimo il processo di primo grado, nel 2020, si era concluso con  una richiesta di ergastolo. Sentenza confermata anche in Cassazione.

Restava da definire solo la posizione di Alfonso Brandimarte, il quale aveva chiesto il processo col rito abbreviato. Secondo l’accusa, l’omicidio di Bagalà è da contestualizzare in uno scontro tra famiglie gioiesi legate alla ‘ndrangheta. In particolare il delitto, secondo gli inquirenti, sarebbe dovuto ad una vendetta per il tentato omicidio, nel 2011, nei confronti dello stesso Giuseppe Brandimarte.

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