Nel filone investigativo i pm di Locri contestano a Lucano e ad altre nove persone di aver ospitato i profughi in alloggi non idonei. Al centro dell’indagine una presunta truffa da 134mila euro. Intanto i forestali sequestrano anche la “casetta” degli asini utilizzati per la differenziata e altre strutture della fattoria didattica. Il divieto di dimora prolungato di un anno
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Anche dopo il rinvio a giudizio di Domenico Lucano e altri 26 vecchi e nuovi collaboratori che insieme a lui hanno costruito il modello Riace , il borgo dell’accoglienza rimane al centro delle attenzioni investigative della Procura di Locri. A meno di 24 ore dal rinvio a giudizio, su mandato del pm Ezio Arcadi, i carabinieri hanno notificato a Lucano e ad altre nove persone un avviso di conclusione indagini per truffa aggravata, mentre i forestali hanno messo sotto sigilli per abusivismo la “casetta” degli asini e altre strutture della fattoria didattica nel parco delle fontane.
LE ACCUSE Al centro della nuova inchiesta della Procura di Locri ancora un volta i fondi destinati all’accoglienza. Per il pm Arcadi, i rifugiati sarebbero stati alloggiati in strutture non idonee perché non conformi a quanto previsto «sia dal manuale operativo Sprar che dalle convenzioni stipulate fra il Comune di Riace e la Prefettura». A detta della Procura, Lucano, che per questo è accusato anche di falso, «compilava false attestazioni in cui si dichiarava che le strutture di accoglienza erano rispondenti e conformi alle normative vigenti in materia di idoneità abitativa, impiantistica e condizioni igienico sanitarie». Al riguardo, nei capi di imputazione non si muovono rilievi specifici, ma per la Procura fondamentale (e penalmente rilevante) è la mancanza del certificato di idoneità abitativa per tutte le abitazioni, quasi tutte collocate nel borgo antico, e in tre casi del certificato di collaudo statico. Tanto basta per la Procura per renderle inidonee e contestare a Lucano e agli altri nove, fra cui la legale rappresentante della cooperativa Girasole e i proprietari degli appartamenti, una presunta truffa da 134mila euro.
LA CIRCOLARE DEL VIMINALE E L’ISPEZIONE DA CUI TUTTO È INIZIATO Rilievi già sentiti a Riace. Li contestava il Viminale nella circolare con cui ha cancellato tutti i progetti Sprar del paese, recependo totalmente la relazione degli ispettori prefettizi che qualche anno fa hanno duramente criticato il borgo dell’accoglienza, salvo poi essere sonoramente smentiti da un’ispezione successiva e maggiormente approfondita. Quest’ultima relazione tuttavia – bollata dal Viminale come «puramente sociologica» – non è mai stata presa in considerazione, mentre la precedente sembra aver fatto da spunto a diverse inchieste, inclusa quella che la Procura di Locri ha chiuso e notificato nelle scorse ore.
ASINELLI SENZA CASA E FATTORIA SOTTO SEQUESTRO Nel frattempo, a Riace i controlli continuano, persino sulla “casa” degli asinelli usati per il trasporto dei rifiuti nelle strettissime strade del borgo e sul parco che la ospita. A indagare, a quanto pare su segnalazione di un cittadino, sono i carabinieri forestali, che hanno messo i sigilli ad alcune strutture del parco, inclusa la fattoria didattica, perché ritenute parzialmente abusive. In realtà, spiegano dall’amministrazione di Riace, sarebbe stata riscontrata qualche irregolarità facilmente sanabile. Nel frattempo però è scattato il sequestro.
DIVIETO ANCORA PER UN ANNO Lucano, per un anno ancora, non potrà fare rientro a Riace, il centro della Locride di cui è stato sindaco, a causa del divieto di dimora disposto a suo carico dal Tribunale della libertà di Reggio Calabria. Questo è l’effetto determinato dal rinvio a giudizio deciso nei confronti di Lucano dal gup di Locri, Amelia Monteleone, nell’ambito dell’inchiesta “Xenia” che nell’ottobre del 2018 portò all’arresto del sindaco sospeso di Riace. Il Tribunale della libertà di Reggio Calabria, nel disporre la revoca dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Locri nei confronti di Lucano, emise a suo carico il divieto di dimora per sei mesi a Riace, impedendogli così di continuare a risiedere nel centro della Locride. Periodo che adesso viene prolungato ad un anno per effetto del provvedimento di rinvio a giudizio. Lo stesso Tribunale della libertà di Reggio Calabria, comunque, dovrà pronunciarsi nuovamente sul divieto di dimora a carico di Lucano dopo il recente annullamento con rinvio del provvedimento da parte della Corte di cassazione.