Dom. Set 8th, 2024

L’ex presidente facente funzione della Regione Calabria denuncia le difficoltà diagnostiche nella sua regione, rivelando l’amara realtà della sanità calabrese attraverso la sua esperienza personale.

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Nino Spirlì, ex presidente facente funzione della Regione Calabria, racconta la sua dolorosa esperienza da paziente oncologico, offrendo uno spaccato della difficile situazione della sanità calabrese. Dopo mesi di esami e interventi senza una diagnosi certa, Spirlì ha finalmente scoperto la verità solo a Milano. «Dal 4 marzo mi sono trovato “in ballo” con uno sconosciuto – scrive –. Sei ospedalizzazioni in Calabria, cinque interventi, otto risonanze magnetiche e Tac, decine di prelievi di sangue… ma il cancro, comodo comodo, non veniva rilevato. Forse parlava un’altra lingua, perché a Milano lo hanno scovato subito».

Con amarezza e senza risentimento, Spirlì riflette sull’incapacità della sanità calabrese di arrivare a una diagnosi tempestiva, nonostante gli stessi strumenti diagnostici usati poi con successo in Lombardia. «Non ho rancore né rabbia – aggiunge – ma mi unisco alla domanda di molti: perché?». In un periodo in cui le cronache spesso riportano episodi di violenza contro i sanitari, Spirlì invita alla riflessione, chiedendosi se chi reagisce con violenza non sia semplicemente meno paziente di chi, come lui, ha sopportato in silenzio.

Il suo appello è chiaro: «Chiedo più coscienza, attenzione, professionalità e rispetto per il giuramento di Ippocrate da parte dei medici, e rispetto per le regole dell’educazione e dell’umanità da parte di tutti». Una richiesta sincera per un sistema sanitario che non sempre è in grado di rispondere ai bisogni dei suoi cittadini.

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