Mar. Lug 16th, 2024

In 10 rischiano processo tra cui madre, zia ed ex compagna

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La Dda di Catanzaro ha chiuso le indagini per dieci persone coinvolte nell’inchiesta sulle pressioni esercitate nei confronti del pentito della ‘ndrangheta Emanuele Mancuso per spingerlo a ritrattare e recedere dalla collaborazione con i magistrati. Da lì era nata l’indagine condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo Valentia, coordinata dalla Dda, che aveva portato all’arresto di Giuseppe Salvatore Mancuso (30 anni), fratello del pentito, di Giovannina del Vecchio (51 anni) la madre; e Rosaria Del Vecchio (54 anni) la zia. E stessa sorte era toccata a Francesco Paolo Pugliese (18 anni). Ma in tutto erano state 10 le persone indagate. Si erano aggiunte infatti altre sei, tra le quali spicca anche l’ex compagna del collaboratore di giustizia, Nensy Chimirri, per la quale è stata disposta dal gip la misura del divieto di dimora in Calabria. Gli altri per i quali il magistrato non aveva ritenuto raggiunta la necessità di emettere un provvedimento cautelare sono la escort dominicana Maria Luisa Borrome (41 anni), presente con i due giovani al momento dell’irruzione dei carabinieri; Antonino Maccarone, 33 anni, Desiree Antonella Mancuso (28 anni) e Pantaleone Mancuso, 59 anni, detto “l’Ingegnere”, boss e padre del pentito. “Ritratta o tua figlia non la vedrai più” era questa una delle frasi che Emanuele Mancuso avrebbe sentito dire dai suoi cari nel momento in cui aveva deciso di avviare il suo percorso di collaborazione con la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Prima le offerte di soldi, poi le minacce, fino alla delegittimazione. Successivamente si sarebbe passati agli affetti più intimi dell’ex rampollo del casato mafioso di Limbadi: la figlioletta appena nata. Ecco perché il giovane pentito ad un certo punto ha iniziato a vacillare, ma anche di fronte a quella terribile prospettiva di non vedere la bimba, non ha ceduto proseguendo il proprio percorso collaborativo.

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