È stata confermata la condanna all’ergastolo in appello per Francesco Barone, il 33enne di Rosarno accusato di avere ucciso sua madre Francesca Bellocco, dopo avere scoperto che aveva una relazione extraconiugale. La sentenza è stata emessa dalla Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria che ha accolto la richiesta di conferma della condanna di primo grado da parte del sostituto procuratore della Dda reggina Adriana Sciglio.
La vittima era figlia del defunto boss di ‘ndrangheta Pietro Bellocco. L’omicidio, per l’accusa, sarebbe stato commesso il 18 agosto 2013 dopo che Barone aveva scoperto la mamma insieme a Domenico Cacciola, ritenuto ai vertici dell’omonima cosca federata ai Bellocco. L’uomo sarebbe riuscito a fuggire. Ore dopo provò a contattare la donna senza riuscirci, da quel giorno è sparito e mai più ritrovato. La Distrettuale antimafia di Reggio Calabria sta indagando anche su quest’ultimo delitto. Secondo quanto emerso nell’indagine “Ares”, inchiesta della Procura reggina contro il clan Cacciola dello scorso luglio, a ucciderlo sarebbero stati i suoi stessi figli, pareggiando i conti con la cosca alleata dei Bellocco.
Fondamentale per le indagini fu la testimonianza di un vigile urbano che, solo dopo diverso tempo, raccontò di aver sentito delle urla, la notte in cui la Bellocco scomparve, e la richiesta di perdono della donna. L’uomo raccontò di avere visto arrivare un’auto con 3 persone armate e mascherate. Ad attenderli c’era Barone che entrò in casa con loro.
La Corte d’assise di appello di Reggio Calabria, ha ritenuto che ha confermare la tesi dell’isolamento e del sequestro della donna ad opera del figlio, è il distacco della batteria rilevato dal telefono in uso a Francesca Bellocco. “E ragionevole, scrive, ritenere che Barone abbia avuto il compito di assicurare che la madre, una volta scoperta, non si sottraesse all’esecuzione e non comunicasse con nessuno, nemmeno, o soprattutto con il marito Salvatore Barone”.
Secondo quanto ricostruito dalla Procura antimafia, il duplice omicidio sarebbe stato il sacrificio da compiere per evitare una faida tra le due famiglie di ‘ndrangheta.
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