Mer. Lug 17th, 2024

L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore aggiunto della Dda di Reggio Giuseppe Lombardo. Per gli omicidi dei militari Fava e Garofalo del ’94 sono finiti alla sbarra i boss di Brancaccio e Melicucco, Graviano e Filippone

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«Dicono che qui ad esser stato colpito sia stato lo Stato. Ma in realtà sono le famiglie ad aver pagato il prezzo più salato». Di fronte alle vedove e ai familiari dei brigadieri Fava e Garofalo, come dei superstiti agli attacchi che fra il dicembre ’93 e il febbraio ’94 hanno colpito i Carabinieri, è iniziato il processo “‘Ndrangheta stragista” che vede imputati il boss di Melicucco, Rocco Filippone, e il capomandamento di Brancaccio, Giuseppe Graviano, come mandanti di quelle stragi. Una scia di sangue lunga diversi mesi che per il procuratore Giuseppe Lombardo, che ha coordinato l’inchiesta, si incastra nella strategia di attacco allo Stato che mafie, settori della massoneria e servizi hanno portato avanti negli anni Novanta per imporre una classe politica compiacente. Espressione di ambienti diversi, ma spesso contigui, mafiosi siciliani e calabresi, piduisti e gli uomini della galassia dei servizi cresciuta all’ombra delle operazioni Stay behind all’epoca erano uniti da un comune proposito:sopravvivere agli straordinari cambiamenti politici che in Italia e in Europa stavano maturando senza perdere un grammo del proprio potere. Per questo, per anni hanno ucciso, piazzato bombe, firmato stragi. Anche in Calabria, dove secondo i magistrati sono stati Filippo e Graviano a pianificare gli attentati ai carabinieri, individuando persino gli esecutori. Queste le accuse contro i due boss, che a partite dal prossimo 13 novembre saranno ricostruite in aula dagli investigatori che hanno curato l’indagine. Rigettate tutte le eccezioni preliminari dei legali e accolta la costituzione di parte civile dei carabinieri sopravvissuti agli attentati e dei familiari dei carabinieri Fava e Garofalo, adesso il processo può entrare nel vivo. Ammessi come parti civili anche i comuni di Reggio Calabria, Rosarno e Melicucco, la Regione Calabria ed il ministero dell’Interno. In ballo non c’è semplicemente la posizione di Filippone e Graviano, ma soprattutto la possibilità di riscrivere un pezzo di storia d’Italia, ancora in larga parte oscura.

(fonte corriere della calabria)

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