Mar. Lug 16th, 2024

I giudici d’Appello si sono pronunciati sulla richiesta della procura generale nel processo che vede imputati Graviano e Filippone

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 La Corte dl’Appello di Reggio Calabria ha disposto la riapertura dell’istruttoria dibattimentale del processo “’ndrangheta stragista”, che vede alla sbarra il boss del rione Brancaccio di Palermo, Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, ritenuto espressione dei “Piromalli” di Gioia Tauro. Il tema continua ad essere quello dei rapporti tra ‘ndrangheta e Cosa Nostra durante il così detto “periodo stragista” e tutto ciò che ne è conseguito.
La richiesta di riapertura dell’istruttoria era stata avanzata alle udienze degli scorsi 22 dicembre 2021 e 22 gennaio 2022 dalla procura generale rappresentata in giudizio da Giuseppe Lombardo, che aveva chiesto l’acquisizione di alcune sentenze «di rilievo» relative ad altri procedimenti e l’audizione di nuovi testi e collaboratori di giustizia a fronte dei riscontri alle dichiarazioni – alcune delle quali risalenti già al 1996 – raccolti nel corso delle indagini e finiti nelle informative della Direzione investigativa antimafia. L’oggetto principale del procedimento, che ha visto la condanna all’ergastolo dei due imputati in primo grado è il duplice omicidio degli appuntati carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo avvenuto lo scorso 18 gennaio 1994 sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria nei pressi dello svincolo di Scilla.
A parlare, nell’udienza odierna sono state le difese rappresentate da Salvatore Staiano per Filippone e l’avvocato Giuseppe Aloisio (oggi assente e sostituito dall’avvocato Ada De Benedetto) per Graviano. I difensori si sono rimessi alla decisione della Corte che dopo circa un’ora di Camera di consiglio ha pronunciato l’ordinanza.
La Corte, nelle parole del presidente Bruno Muscolo,  «ritenuto che nella richiesta di prove orali avanzata dalla procura generale possa fornire elementi rilevanti» e «ulteriori sviluppi necessari alle valutazioni di questa Corte», ha così accolto le richieste accusatorie e fissato l’audizione del commissario capo della Dia Michelangelo Di Stefano come teste di Pg e dei tre collaboratori di giustizia Schettini, Romeo e Parisi.
I tre pentiti, infatti, avevano riferito sulla sigla “Falange armata” utilizzata per rivendicare le stragi continentali, tra cui il duplice omicidio dei carabinieri Fava e Garofalo, ma anche sui rapporti tra ‘ndrangheta e servizi e sulla vicenda del tritolo trovato a Palazzo San Giorgio nel 2004.
Il procuratore Lombardo «in ragione della complessità del giudizio di impugnazione e alla luce dell’ordinanza emessa» ha così chiesto la sospensione dei termini di custodia cautelare. Richiesta non opposta dai difensori sulla quale la Corte si pronuncerà nella prossima udienza fissata per il 17 febbraio. 

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