Giuseppe Nirta (classe ’65), ucciso nel giugno 2017 in Spagna, voleva vendere dell’olio all’imprenditore Gerardo Cuomo, titolare di un’azienda che rifornisce il settore della ristorazione. Lo ha detto in aula il ristoratore Antonio Raso, imputato per associazione a delinquere di stampo mafioso nel processo Geenna su una presunta locale di ‘ndrangheta ad Aosta. Nirta, originario di San Luca (Reggio Calabria), era stato coinvolto nell’operazione Minotauro sulla ‘ndrangheta in Piemonte e aveva precedenti per traffico di stupefacenti. Giuseppe Nirta “veniva spesso a mangiare al ristorante” e un giorno “mi disse che voleva vendermi dell’olio” – ma Raso ha riferito che a lui non interessava – e percio’ “non me lo ha mai fornito”. Cosi’ “mi disse ‘tu conosci Cuomo, lui puo’ averne bisogno’. E quindi chiamai Cuomo. Si sono incontrati da me”. Nel 2019 Cuomo e’ stato condannato in primo grado ad Aosta per corruzione e turbativa d’asta a tre anni e otto mesi di reclusione (in un processo che vedeva coinvolti, tra gli altri, Augusto Rollandin e Gabriele Accornero) e assolto, in primo grado a Milano, nel processo per induzione indebita a dare o promettere utilita’ in cui era imputato con l’ex procuratore facente funzioni di Aosta Pasquale Longarini. “Una sera – ha detto Raso – Giuseppe Nirta era venuto da me dicendo di dare un bigliettino” a un uomo “in un bar” nella zona ovest di Aosta (“per tre volte non l’ho trovato e alla fine l’ho lasciato alla sorella”). Il “bigliettino non l’ho aperto perche’ magari era una cosa che non dovevo vedere”.
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