«Sono sicuro di essere stato pedinato sia a Milano che a Reggio Calabria. Assolutamente sicuro. Ma il mio lavoro non è indagare e appurare questi fatti gravi. Per mia fortuna sono stato avvertito di questi pedinamenti maturati in ambienti vicini alla criminalità organizzata. Ci sono delle prove». Lo ha dichiarato Klaus Davi commentando il procedimento “Propaggine”, inchiesta delle Procure di Roma e di Reggio Calabria nella quale sono contenute intercettazioni dei boss Vincenzo Alvaro e Antonio Carzo dal tono pesantemente minaccioso nei confronti del giornalista, documentate fra gli altri dal Corriere della Sera (https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/22_maggio_11/klaus-davi-ho-violato-loro-regole-sono-spaventato-ma-non-cambio-mia-vita-d0e7319e-d090-11ec-ae98-deceb48b9302.shtml).
«A quale scopo mi abbiano fatto seguire non saprei dire, anche se è facile immaginarlo: vogliono scoprire chi mi racconta le cose e come faccio ad avere certe notizie con molto anticipo. Tipo il tentato omicidio di Franco Benestare ad Archi (RC) di cui abbiamo scritto poche ore dopo l’episodio delittuoso indicando i presunti esecutori (https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/28021238/ndrangheta-klaus-davi-indica-autore-tentato-omicidio-boss-benestare-conferma-polizia-stato.html), poi confermati da rigorose indagini, o anche la vicenda della presunta estorsione operata da esponenti della ‘Ndrangheta e della SCU nei riguardi di un impreditore italiano dove sono coinvolti un industriale brianzolo delle carni e un imprenditore italiano che vive a Montecarlo. Ho documentato una riunione avvenuta nel quartiere Brera di Milano, indicato i nomi dei partecipanti, indicato il motivo e il contesto dell’estorsione (https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/klaus-davi-l-estorsione-arriver%C3%A0-a-brera-1.7237758)», ha concluso Davi.
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