Mer. Lug 17th, 2024

di Raffaella Silvestro

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Sembrava un semplice incidente stradale ma invece si è rivelato un tentato omicidio.

Alle prime ore della mattinata odierna, ad esito di articolate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, la squadra mobile reggina – con il coordinamento del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato ed il supporto di alcuni equipaggi del locale U.P.G.S.P. – ha dato esecuzione all’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere dal Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di 2 soggetti reggini, entrambi trentunenni, ritenuti responsabili di tentato omicidio, ricettazione e danneggiamento a mezzo incendio, tutti aggravati dalla circostanza dell’agevolazione mafiosa. Le indagini svolte dalla Polizia di Stato – sotto le direttive dei Sostituti Procuratori della Dda di Reggio Calabria Stefano Musolino e Walter Ignazitto – hanno focalizzato quanto accaduto la mattina del 26 maggio u.s., quando, nel quartiere Archi di Reggio Calabria, Giorgio Benestare (classe 1960), già condannato in passato per associazione a delinquere di stampo mafioso, veniva investito da una autovettura furgonata, mentre percorreva a piedi la via Croce Cimitero, riportando gravissime lesioni. Quello che, in apparenza, sembrava un semplice incidente stradale, si è, invece, rivelato un tentato omicidio, programmato da tempo e le indagini svolte dalla Polizia – sotto le direttive dei Sostituti Procuratori della Dda di Reggio Calabria Stefano Musolino e Walter Ignazitto – hanno focalizzato quanto accaduto la mattina del 26 maggio scorso, quando, nel quartiere Archi di Reggio Calabria, Giorgio Benestare detto Franco, 61 anni, indicato come già esponente di spicco della cosca De Stefano-Tegano e cognato del boss Orazio De Stefano, già condannato in passato per associazione a delinquere di stampo mafioso, è stato investito da una autovettura furgonata, mentre percorreva a piedi la via Croce Cimitero, riportando gravissime lesioni. Quello che, in apparenza, sembrava un semplice incidente stradale, si è, invece, rivelato un tentato omicidio, è stata determinante l’incessante e ininterrotta l’attività investigativa condotta, dalla Squadra Mobile reggina – Sezione “Criminalità Organizzata e Catturandi” – che ha acquisito e analizzato numerose immagini estrapolate da svariati impianti di video sorveglianza.
La precisa ricostruzione degli investigatori ha consentito, non solo di accertare l’esatta dinamica, ma anche di individuare e identificare gli autori materiali di quell’investimento doloso. E infatti, è stato accertato che, alle ore 11 circa del 26 maggio, mentre Benestare saliva a piedi via Croce Cimitero, è stato investito a forte velocità da un Fiat Doblò di colore bianco, che lo ha colpito in pieno.
Quando Benestare stava percorrendo via Croce Cimitero (strada isolata e priva di marciapiede), gli indagati, a bordo del Fiat Doblò, hanno accelerato e investito dolosamente la vittima.
Non solo, dopo aver fatto inversione di marcia, hanno percorso, questa volta in discesa, via Croce Cimitero cercando di colpire nuovamente Benestare, non riuscendovi solo perché l’uomo, a seguito del primo impatto, era stato sbalzato all’interno di un piccolo ballatoio antistante un’abitazione.
Le indagini hanno consentito di accertare il percorso di fuga degli autori del tentato omicidio che, sempre a bordo del Fiat Doblò, si sono diretti da Archi verso Gallico e hanno abbandonato l’automezzo in questione nel greto del torrente Scaccioti. È lì che il mezzo è stato ritrovato, incendiato, il giorno seguente dagli agenti in servizio di controllo del territorio. Nelle immediate vicinanze sono state rinvenute le targhe (anteriore e posteriore) del Fiat Doblò che, sebbene annerite, erano comunque visibili.
Si trattava dello stesso numero di targa che nel frattempo gli investigatori della Mobile avevano scoperto proseguendo l’incessante attività di analisi delle immagini acquisite.
Quell’automezzo, dagli accertamenti effettuati, è risultato rubato.
Non solo, sempre attraverso la minuziosa analisi delle immagini, è stato accertato che, poco dopo che il Fiat Doblò era stato abbandonato nel greto dello Scaccioti, una persona, a bordo di un ciclomotore con targa coperta da un panno di colore giallo, si era recato sul posto, per darlo alle fiamme.

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