Mar. Set 17th, 2024

Il presidente del Tribunale di Lamezia Garofalo ha accolto la richiesta delle giudici relatrici ed estensori Silvestri e Agosti. Prorogati di ulteriori 90 giorni i termini per il deposito delle motivazioni della sentenza del processo di primo grado “Imponimento”, celebrato con rito ordinario.

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Proroga dei termini per le motivazioni

Lo ha disposto il presidente del Tribunale di Lamezia, Giovanni Garofalo, che ha accolto le richieste avanzate lo scorso 3 settembre dalla Presidente Silvestri e dal Giudice a latere Agosti nella loro qualità di relatrici ed estensori nel processo che si è celebrato in aula bunker e al Tribunale lametino. Una richiesta avanzata «vista la straordinaria complessità della motivazione in esame e la contemporanea gravosità dei pregressi impegni delle relatrici nella stessa sezione penale», si legge, considerato che il termine, avente scadenza il 17 settembre 2024, non potrà essere rispettato.

Il processo

La sentenza del processo di primo grado, nato dall’inchiesta della Distrettuale antimafia di Catanzaro, era stata emessa lo scorso 19 giugno. Tra gli esiti più importanti, l’assoluzione da tutte le accuse dei fratelli Emanuele e Francesco Antonio Stillitani, imputati “eccellenti” del processo mentre per entrambi il pm Antonio De Bernardo aveva richiesto la condanna a 21 anni di reclusione.

Le condanne più pesanti

Condanne pesanti, invece, per Tommaso Anello e il figlio, Rocco Anello (cl. ’91), rispettivamente condannati a 30 e 24 anni di reclusione. Tommaso, classe ‘64, a tutti gli effetti avrebbe svolto il ruolo di “vice” del fratello Rocco Anello, «sostituendolo temporaneamente sul territorio durante i periodi di detenzione dello stesso e comunque affiancandolo e coadiuvandolo nella direzione del sodalizio e nelle specifiche attività delittuose». Rocco Anello (cl. ’91), invece, sarebbe «in stretto rapporto con i vertici del sodalizio, si occupava di veicolare messaggi tra gli associati ovvero nei rapporti con altre consorterie, collaborava con il padre Tommaso e con gli altri associati».

Tra le condanne più pesanti i 25 anni di reclusione inflitti a Pasquale Rondinelli e i 19 anni per Antonio Anania, considerati «riferimento del sodalizio criminale» Anello-Fruci. E poi 17 anni a Marco Galati, classe ’66, riferimento del clan in Svizzera, e i 16 anni di reclusione inflitti a Vincenzo Cutrullà, considerato «riferimento dei vertici dell’organizzazione e in stretti rapporti con Rocco Anello (cl. ’61) e i fratelli Fruci per il territorio di Pizzo».

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