Sab. Nov 2nd, 2024

«Si incominciano a intravvedere delle crepe all’interno della ‘ndrangheta ‘doc’», pertanto «è arrivato il momento di affrontare le cose in modo serio e sistematico». Lo ha detto il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, intervenendo a una presentazione del suo libro «La rete degli invisibili», scritto insieme ad Antonio Nicaso.

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«Quando lo scorso anno – ha sostenuto Gratteri – abbiamo scritto ‘La storia della ‘ndranghetà pensavamo di non scrivere più libri, perchè pensavamo che non c’era più nulla da dire, ma proprio quando correggevamo le bozze di quel libro abbiamo visto che c’era un processo di accelerazione nel mutamento della ‘ndrangheta. Noi abbiamo sempre detto che le mafie vivono nella società, non sono un corpo estraneo alla società, altrimenti non potrebbero essere definite mafie ma semplice criminalità organizzata o gangsterismo”.

“Quali sono i segnali di questa accelerazione nel mutamento? In un anno, un anno e mezzo – ha spiegato il procuratore di Catanzaro – vediamo che i figli di capimafia chiedono di parlare con noi. Questo è un fatto di grande importanza non solo sul piano investigativo, ma anche storico e di conoscenza, di mutamento del modo di essere all’interno della ‘ndrangheta».

Secondo Gratteri «finora la ‘ndrangheta e le mafie sono state studiate solo sul piano sociologico, ci sono invece pochi studi sul piano psicologico e psichiatrico. Se le studiamo sotto questi due punti di vista, vediamo che oggi gli ‘ndranghetisti sono molto più fragili rispetto a quelli del passato. Oggi le nuove generazioni, la nuova frontiera della ‘ndrangheta è più fragile, depressa, paranoica, e questo ci fa pensare che si incominciano a intravvedere delle crepe all’interno della ‘ndrangheta ‘doc’, e non parliamo della manovalanza. E – ha proseguito il procuratore di Catanzaro – se le decriptiamo come crepe, sta alla nostra intelligenza e capacità sul piano investigativo e probatorio di leggere queste crepe per poter entrare da queste crepe nel mondo e nell’elite della ‘ndrangheta. Non bisogna avere più il timore reverenziale, se c’è stato nel passato, di osare: è arrivato il momento di affrontare le cose in modo serio e sistematico».

Gratteri ha poi evidenziato che «un altro aspetto, che raccontiamo nel libro, è quello delle storie di donne che diventano collaboratrici di giustizia, che si fidano di noi, che parlano per amore di un uomo: anche questo è un segnale importantissimo, da coltivare e incentivare, e quindi non basta solo il piano giudiziario, ma devono intervenire altre parti e altri attori nella struttura dello Stato in senso lato. Altra parte importante è avere incominciato a sentire dei narcotrafficanti che propongono ai produttori di cocaina di pagare con moneta elettronica: questa è un altro elemento di novità, un altro salto di qualità. Sono tre temi principali che – ha rimarcato il procuratore – ci fanno pensare che, se siamo intelligenti e abbiamo volontà e coraggio di leggere e interpretare questi mutamenti, possiamo fare un processo di accelerazione e una nuova impostazione nella tecnica di indagine e nel rapportarsi con la conoscenza della mafia. E’ fondamentale – ha concluso Gratteri – la capacità e l’umiltà di tutti di mettere in discussione ciò che abbiamo detto oggi, ed essere pronti a recepire gli elementi di novità».

“Oggi ci troviamo a ripetere tutti che la ‘ndrangheta è la mafia più pericolosa e più ricca: è vero, ma una volta affermato questo cosa si fa?». Ad affermarlo è stato il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, intervenendo a una presentazione del suo libro «La rete degli invisibili», scritto insieme ad Antonio Nicaso. «Quella della disoccupazione – ha sostenuto Gratteri – è un grande problema, continuando così siamo destinati a essere marginali sul piano nazionale. I figli dei mafiosi continueranno a camminare con i soldi, le persone oneste continueranno ad arrancare. E’ un problema che riguarda tutti. Noi magistrati nei decenni passati non ci siamo impegnati come avremmo dovuto, la polizia giudiziaria non ha capito le evoluzioni della ‘ndrangheta”.

“In passato non è stato capito il salto di qualità della ‘ndrangheta, oggi – ha aggiunto il procuratore di Catanzaro – ci troviamo a ripetere tutti che la ‘ndrangheta è la mafia più pericolosa e più ricca: è vero, ma una volta affermato questo cosa si fa? La magistratura sta facendo tutto quello che potrebbe fare? Le forze dell’ordine? La scuola si sta impegnando come dovrebbe? La politica lo sta facendo? C’è qualcuno in Calabria e in Italia che sta facendo programmazione da qui a 10 o 20 anni? Oppure si discute giornate intere sul primo tweet scemo che si scrive alle sei di mattina e poi tutti a seguire questo tweet? Ma vi sembra serio, in una società a crescita zero, continuare a tirare a campare in questo modo?». Gratteri ha quindi concluso: «Io non mi assolvo nè come persona, nè come procuratore di Catanzaro, nè come categoria, perchè sicuramente potremmo fare di più, ma faremo di più. Ma altre categorie, e sto attento ai termini perchè ci sono le elezioni a gennaio, altre categorie sicuramente dovrebbero fare di più, dovrebbero fare programmazione perchè veramente la Calabria è ultima in troppe classifiche, è grasso che cola che è penultima».

«Nicaso – ha poi osservato Gratteri – dice giustamente che ‘le mafie cercano paradisi normativì, questo è un passaggio importante, perchè dove non c’è sul piano normativo qualcosa di stringente che induce chi vuole fare investimenti ad avere un minimo di regole si fanno grandi profitti e comunque profitti, senza rispetto delle regole minime di democrazia, libertà, tutela dei lavoratori, vengono a fare shopping e a comprare il made in Italy. E allora, partiamo da qui perchè – ha sostenuto ancora il procuratore di Catanzaro – ci sia il giro di boa, la rinascita dell’Italia. Tutto questo è un motivo in più affinchè gli Stati d’Europa si attrezzino sul piano normativo per contrastare le mafie, visto che da anni ci ripetiamo che le mafie non sono un problema italiano. Ma purtroppo l’Europa ancora non sta a sentire, e questo è un dato allarmante, perchè si continua ancora a parametrare la pericolosità delle mafie ancora solo dal numero dei morti ammazzata. Questo è anche un problema dell’Italia, perchè abbiamo bisogno del supporto normativo degli Stati europei, che non c’è perchè non avvertono il problema. E’ il cane che si morde la coda: cosa deve succedere – ha concluso Gratteri – perchè nel Parlamento europeo si discuta almeno una volta di questi problemi e non di commercio, dazi, importazioni, prodotti?».

«Ci sono Paesi in Europa, che fanno parte del trattato di Schengen e della stessa Comunità europea, che non collaborano e non sono attrezzati sul piano normativo e non fanno nulla per contrastare il riciclaggio», ha detto il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri. «State pensando subito alla Svizzera, ma – ha spiegato Gratteri – è più facile riciclare in Austria che non in Svizzera, è più facile riciclare nella City di Londra, che è un buco nero. Sul piano europeo c’è tanto da fare, l’Europa è rimasta solo un’Europa bancaria/economica e non invece avremmo bisogno di un’Europa federale. Perchè, se dovesse continuare questo processo di sgretolamento dell’Europa, sarà un guaio per tutti: noi saremo più deboli e l’Europa diventerà uno spazio dove russi, cinesi, indiani e americani possono venire a fare shopping e a comprare tutto ciò che è in vendita, perchè l’essere piccoli e contare poco sul piano internazionale, sul piano politico, questa debolezza portano a non avere forza in capo e a essere fagocitati da questi Paesi che sono forti sul piano economico perchè non rispettano le regole minime della democrazia».

fonte: gazzettadelsud.it