Mar. Nov 19th, 2024

L’operazione della Dda di Milano smaschera un sistema criminale che puntava al monopolio dello spaccio nell’hinterland milanese: 20 arresti tra boss e ultrà.

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Un nuovo colpo alla criminalità organizzata arriva dall’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, che ha portato all’arresto di 20 persone, tra cui 15 in carcere e 5 ai domiciliari. L’indagine ha svelato un intreccio tra la ’ndrangheta calabrese e il mondo del tifo organizzato milanista, con al centro il capo ultrà Luca Lucci.

Lucci, già condannato nel 2022 per traffico di droga, è accusato di una serie di episodi di spaccio legati a ingenti quantità di hashish, con un canale di approvvigionamento dalla Spagna. Nonostante non gli sia contestata l’associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico, a differenza di altri indagati, emergono collegamenti diretti con la cosca dei Barbaro e con figure chiave come Nazzareno Calajò, detto “Nazza”, boss della Barona.

I legami con la ’ndrangheta e il sistema dello spaccio

Secondo gli inquirenti, Lucci avrebbe operato principalmente nel quartiere milanese della Comasina, utilizzando canali di distribuzione controllati anche grazie alla collaborazione di indagati legati alla cosca Papalia. Tra gli arrestati spiccano nomi come Rosario Calabria e Antonio Trimboli, già vicini alla famiglia ‘Papalia-Carciuto’.

Nel corso delle indagini, i messaggi intercettati su dispositivi criptati forniti dalla piattaforma Sky-Ecc hanno permesso di ricostruire il sistema: auto con doppi fondi per il trasporto di droga, contatti frequenti tra Lucci e altri trafficanti come Costantino Grifa, e il coinvolgimento di Davide Volpe, soprannominato “fox-mazda”.

Un sistema criminale radicato nella curva

Oltre al narcotraffico, l’inchiesta ha fatto luce su come il controllo della biglietteria, del merchandising e dei parcheggi allo stadio San Siro alimentasse il sistema economico della Curva Sud. Tra gli arrestati figura anche Roberta Grassi, ritenuta una fiduciaria di Lucci nella gestione dei proventi.

Sequestri e cifre in gioco

Gli investigatori hanno sequestrato 800mila euro in contanti a uno degli indagati, ma non sono stati disposti ulteriori sequestri preventivi. Intercettazioni agli atti descrivono discussioni sulla spartizione di contanti: «80mila ti sei preso, che altro vuoi?».

Conclusioni

L’operazione, che si basa su anni di indagini e l’analisi di dispositivi criptati, conferma la pericolosità di un sistema in cui la criminalità organizzata si intreccia con il mondo ultrà. Con il coinvolgimento diretto della ’ndrangheta, l’obiettivo era monopolizzare il mercato dello spaccio e rafforzare il controllo su una vasta fetta del territorio milanese.