Nel pomeriggio di domenica scorsa è morto, in provincia di Latina, Carmelo Giovanni Tripodo, pluripregiudicato e figlio di Domenico, per decenni ritenuto il capostipite di tutte le ‘ndrine calabresi nel Lazio, in particolare della cosca Tripodo di Reggio Calabria, da anni presente nell’agro sud-pontino.
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Il boss è deceduto in ospedaledove era ricoverato ed i funerali, in forma strettamente privata, così come voluto dalla Questura di Latina, si sono svolti nel pomeriggio di ieri nel cimitero di Fondi, col divieto di cerimonia solenne ritenendo la polizia che le esequie potessero creare rischi sull’ordine e la sicurezza pubblica.
Sono stati pertanto predisposti degli adeguati servizi per garantire il rigoroso rispetto del veto imposto dal questore e assicurare dunque il regolare svolgimento della vita cittadina oltre che per reprimere eventuali tentativi di violenza e prevaricazione.
A Tripodo, condannato nell’inchiesta “Damasco” per associazione a delinquere di stampo mafioso, nel gennaio scorso sono stati confiscati dalla Finanza beni per un valore di quasi 3 milioni di euro.
Tripodo era considerato a capo della ‘ndrina laziale che, secondo la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, gestiva e controllava, illecitamente, attività economiche e commerciali, condizionando il rilascio di concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici.
Nel 2013, la Corte di Appello della Capitale aveva confermato a suo carico la condanna per mafia ed anche per alcuni fatti relativamente ad un presunto abuso d’ufficio, avvenuto in concorso con un amministratore pubblico, e per intestazione fittizia di beni.