Mar. Lug 16th, 2024
Lanciano (Chieti) - carcere

L’inchiesta “Blu notte” fotografa il cambio di vertice del clan

L’indagine “Blu notte” ha fotografato il cambio di vertice
della cosca di Rosarno un tempo guidata dal vecchio patriarca Umberto Bellocco, detto “Assi i mazzi”,
deceduto il 22 ottobre scorso.
A lui viene ricondotta anche la nascita della Sacra Corona Unita pugliese, fatta risalire alla notte di Natale
del 1981 nel carcere di Bari.
Grazie alle intercettazioni fatte dai carabinieri, il procuratore Giovanni Bombardieri e i pm Francesco
Ponzetta e Andrea Sodani sono riusciti a registrare il “passaggio di mano” al nipote omonimo Umberto
Bellocco, di 39 anni detto “Chiacchiera”. L’uomo ha dimostrato di avere la completa gestione del
sodalizio e il conseguente controllo di tutti i consociati e ha dato prova, secondo i pm, di essere un leader
temuto: le persone ammesse a confrontarsi con lui hanno esternato sempre atteggiamenti ossequiosi ed
accondiscendenti, dimostrando il loro assoggettamento.
“Chiacchiera” era in grado di comunicare anche dal carcere. Dopo la condanna per associazione
mafiosa, definitiva dal 2014, Bellocco è stato detenuto a Lanciano ma questo non gli ha impedito di
rimanere “in comunicazione – scrive il gip – con l’esterno mediante una serie di telefoni e schede forniti
grazie alla collaborazione di alcuni soggetti sia interni che esterni all’istituto”. In questo modo Bellocco
avrebbe potuto partecipare ai summit mafiosi, potendo espletare tutte quelle funzioni che gli sono state
riconosciute come capocosca. Gli approfondimenti dei carabinieri hanno permesso alla Dda di accertare
anche le responsabilità di coloro che hanno costituito la filiera necessaria a fornire microtelefoni cellulari,
sim-card e ricariche.
Gli investigatori sono riusciti a documentare anche l’affiliazione di due soggetti arrestati oggi. Il loro
ingresso è avvenuto nonostante alcune frizioni che minavano gli equilibri interni. Le affiliazioni, infatti,
sono state effettuate con l’avallo di un altro esponente di vertice della cosca Bellocco, Francesco Nocera.
Recluso nel carcere di Saluzzo (Cuneo), anche lui aveva un cellulare attraverso il quale ha concesso il suo
benestare che si aggiungeva a quello di Vincenzo Lombardo, uno degli esponenti della cosca Bellocco
riconducibile al ramo dei “Testazza

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