Dopo l’arresto di Edoardo Mangiola, Claudio Bianchetti prese il controllo della cosca di Spirito Santo. A rivelarlo è il collaboratore di giustizia Davide Bilardi, che svela i segreti della successione al potere nella ‘ndrangheta reggina e i legami con il narcotraffico
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L’arresto di un capo nella ‘ndrangheta comporta un rapido avvicendamento, poiché la cosca non può rimanere senza guida. È quanto emerge dalle dichiarazioni di Davide Bilardi, nuovo collaboratore di giustizia che sta fornendo importanti dettagli alla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda). Ex uomo di fiducia dei boss Totò Libri ed Edoardo Mangiola, Bilardi ha rivelato informazioni su diversi aspetti della criminalità organizzata reggina, inclusi i meccanismi di successione al vertice della cosca Tegano nel quartiere Spirito Santo.
Nel verbale del 15 luglio scorso, Bilardi racconta di aver conosciuto Claudio Bianchetti grazie a Edoardo Mangiola, che lo presentò come suo compare. Dopo l’arresto di Mangiola, fu lo stesso Bianchetti a comunicargli il suo nuovo ruolo di capo della cosca. «Mi disse chiaramente: “Adesso a Spirito Santo ci sono io al posto di Edoardo”», afferma Bilardi, lasciando intendere che il passaggio di potere fu immediato e indiscutibile.
Bianchetti, oltre a prendere il comando della cosca, si occupava anche di narcotraffico, gestendo una propria squadra, come riferito da Bilardi, che accenna anche a un’offerta di droga ricevuta da Bianchetti. Tuttavia, la sua leadership fu di breve durata: anche Bianchetti finì presto dietro le sbarre, replicando il destino di Mangiola.