Lun. Ott 28th, 2024

I dodici sopravvissuti di un viaggio disperato e i dubbi sulla gestione dei soccorsi: il dramma senza riflettori che riaccende il dibattito sulla crisi umanitaria nel Mediterraneo

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Nella notte tra il 16 e il 17 giugno scorso, una barca di turisti francesi ha avvistato una piccola imbarcazione quasi completamente sommersa a 120 miglia dalla costa calabrese, al largo di Roccella. A bordo, i superstiti di un viaggio che aveva visto partire 76 persone dalle coste turche, ma che aveva lasciato solo dodici anime, esauste e terrorizzate, in balia del mare. Una tragedia che ricorda quella di Cutro, ma che è passata quasi sotto silenzio, senza attirare l’attenzione mediatica né una risposta trasparente delle istituzioni.

L’inchiesta di ieri sera, trasmessa in prima serata su Rai 3 da “Report”, ha tentato di fare luce su cosa sia realmente accaduto e sulle dinamiche di soccorso in mare, mentre emergono dettagli di un sistema di comunicazione che, anziché chiarire, sembra confondere ulteriormente. In risposta alla segnalazione della Alarm Phone, Frontex dichiara di non aver avuto mezzi nell’area nel giorno della tragedia, e solo a distanza di giorni si è saputo che nessun aereo di sorveglianza stava monitorando la rotta.

Le operazioni di recupero, frammentarie e notturne, hanno disperso i cadaveri in diversi porti e ospedali, compresi quelli di Reggio Calabria, Locri, Polistena e Soverato. Qui, alcuni testimoni riferiscono di stanze presidiate da agenti, una presenza numericamente sopra la necessità, come se il silenzio su questo dramma fosse voluto. La Croce Rossa, tra i primi a soccorrere e a ricongiungere i sopravvissuti con le famiglie, nota le difficoltà operative, ma risponde che si è sempre occupata della dignità e del supporto ai migranti.

L’assenza di chiarezza alimenta domande: chi ha deciso questa gestione e perché l’informazione sembra essere stata frammentata intenzionalmente? La testimonianza di un funzionario ospedaliero, che resta anonimo, lascia intendere che la dispersione dei corpi in diverse strutture fosse una scelta per evitare eccessiva visibilità. Tra le questioni emerge anche la promozione della vice prefetta di Reggio Calabria, Maria Stefania Caracciolo, nominata assessora regionale a un mese dal naufragio, una coincidenza che il presidente della Regione attribuisce al caso.

Mentre i giorni passano e il Mediterraneo continua a segnare il confine della disperazione per migliaia di migranti, la tragedia di Roccella riporta alla luce l’urgenza di rivedere e rendere più trasparente la gestione delle emergenze in mare.