Lun. Ago 12th, 2024

Samo – Italia-USA, Samo-New York non solo andata, anche tanti viaggi di ritorno e un legame tenuto sempre vivo da un amore sconfinato per entrambi i luoghi: per la terra dove ha avuto la gioia di vivere e per il paese che lo ha visto nascere e trascorrervi la giovinezza. Frank Carrà (Francesco Antonio all’anagrafe) è uno dei tanti emigranti la cui storia è storia di una regione come la Calabria segnata dai mille e passa volti dell’emigrazione. E’ morto venerdì in Texas, dove si era trasferito da pensionato, e i manifesti a lutto sono stati affissi anche a Samo. La sua scelta di emigrare, negli anni ’50, era stata dettata da motivi sentimentali, “un’emigrazione per amore”. All’epoca, in Italia, dopo aver preso il diploma Magistrale, insegnava nelle scuole serali; stava bene, non pensava minimamente di trasferire altrove. Poi, però, si aprì una bella pagina che avrebbe segnato la sua vita. Nel piccolo paese di Samo era venuta per una vacanza Carmela (chiamata Melina da amici e familiari), figlia di un samese, Placido Bruzzaniti, che aveva fatto il carabiniere a Reggio Calabria. Nella città dello Stretto si era fidanzato con Caterina, una giovane maestra appartenente alla famiglia Mauro, quelli del famoso caffè. Caterina aveva perso i genitori nel terremoto del 1908, mentre lei si era salvata perché quella notte l’avevano portata a dormire dai nonni. Dopo essersi sposati, i due decisero di emigrare in America, da dove tornarono con la figlia per trovare i parenti. Melina e Francesco s’incontrarono a Samo, si innamorarono a prima vista e si promisero eterno amore. Si sposarono a New York a gennaio del 1959 e dal loro matrimonio hanno avuto tre figli: Elena, Elio e Roberto. A New York avevano entrambi un buon lavoro, Frank (ormai lo chiamavano così) era responsabile di una ditta di traslochi e sua moglie insegnava in una scuola. Frank non dimenticò mai l’Italia e il suo paese è tornato per i matrimoni di tutti i nipoti e in occasione dei lutti che hanno colpito la sua famiglia. Ogni volta trovava l’occasione per sostenere qualche iniziativa: ad esempio, ha contribuito alla realizzazione di alcune edicole votive per il sentiero che porta al borgo di Precacore, ha finanziato una corsa campestre per dilettanti che negli anni ’80 si è svolta diversi anni nel territorio di Samo, ha sempre contribuito ai festeggiamenti per la festa patronale di San Giovanni Battista e l’ultimo suo segno d’amore al paese l’ha fatto comprando, assieme a due suoi nipoti, l’aureola per la nuova statua collocata presso la chiesa restaurata di Precacore. Era molto devoto anche di San Pio ed ogni suo ritorno coincideva con un pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo. Il forte legame con l’Italia era evidenziato dall’interesse con cui seguiva le vicende, politiche e non; tifoso della Juventus e della Reggina, seguiva le due squadre da New York alla pari del Football e del Baseball. Non si è perso nessun concerto dei maggiori cantanti italiani che si sono esibiti a New York, da Modugno a Pavarotti, solo per citarne alcuni. Frank ha amato gli Stati Uniti, così come ha amato l’Italia: ha vissuto il suo tempo con passione e coltivando le cose più belle.

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Giovanni Lucà

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