La Commissione d’inchiesta invia nuove carte ai magistrati bolognesi, la famiglia di Rossi solleva dubbi sulle indagini condotte a Siena
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La morte di David Rossi, ex responsabile della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena, avvenuta il 6 marzo 2013, torna al centro delle indagini, con una nuova svolta: la Commissione parlamentare d’inchiesta ha deciso di coinvolgere la Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Bologna. L’obiettivo è valutare l’eventuale collegamento tra la sua morte e possibili infiltrazioni della ‘ndrangheta.
Carolina Orlandi, figlia della compagna di Rossi, ha accolto con sollievo l’annuncio: «Finalmente qualcuno ha riconosciuto la necessità di affidare l’indagine a un tribunale diverso da quello di Siena». La decisione della Commissione di inviare alla Dda di Bologna documenti investigativi e giornalistici riflette l’intenzione di esplorare con un nuovo approccio i dettagli di un caso che ha sollevato molti interrogativi e alimentato ipotesi su ombre mafiose legate all’ambiente della finanza.
Orlandi ha espresso soddisfazione per l’approccio non pregiudiziale della Commissione, che sembra pronta a rivalutare in modo critico i risultati delle indagini passate. La famiglia di Rossi, che da anni chiede chiarezza, ha accolto positivamente anche l’annuncio di una ricostruzione tridimensionale della caduta di David e la revisione delle perizie medico-legali sui segni trovati sul corpo.
Le nuove indagini della Dda di Bologna potrebbero offrire risposte su aspetti ancora irrisolti di questa vicenda, gettando luce su un caso che ha lasciato non solo Siena ma tutto il Paese con troppe domande senza risposte.