Mar. Ago 13th, 2024

Continua il processo per la morte del 26enne calciatore del Cosenza. Il tifoso ha riferito di aver visto “solo la faccia perché il resto era coperto”

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È ripartito in Corte d’Assise a Cosenza il processo per il presunto omicidio del centrocampista, della squadra di calcio cittadina, Donato “Denis” Bergamini, originario di Argenta (Ferrara), morto il 18 novembre del 1989, all’età di 26 anni, sulla statale 106 Ionica a Roseto Capo Spulico. Unica imputata è Isabella Internò, ex fidanzata della vittima, accusata di omicidio volontario in concorso con ignoti. La donna, difesa dagli avvocati Angelo Pugliese e Rosanna Cribari, era insieme al calciatore del Cosenza la notte della morte.

L’udienza di oggi si è aperta con la testimonianza di Massimiliano De Pasquale, 56 anni, ultrà e grande tifoso di Bergamini che il giorno dopo il decesso del calciatore si è recato sul luogo dell’incidente e in obitorio. De Pasquale ha riferito di aver visto “solo il volto di Bergamini, perché il resto del corpo era coperto” e di aver “notato un segno circolare, simile ad un livido sulla tempia sinistra. Il volto – ha poi aggiunto De Pasquale – non presentava evidenti segni di trauma”. Del livido però non si fa menzione nell’autopsia.

Due mesi dopo la morte, nel gennaio del 1990, il corpo di Bergamini viene riesumato e il professor Francesco Maria Avato nella relazione autoptica non menziona alcun segno evidente sul volto. Oggi, in aula sono state mostrate anche delle foto dalle quali si evince un alone sulla tempia del calciatore, ma non chiaramente riconducibile ad un livido di forma circolare come descritto dal teste. Decisamente poco rilevanti le circostanze riferite dalle altre due testimoni, due compagne di scuola di Isabella Internò. Si torna in aula il prossimo 13 aprile.

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