La Corte di Cassazione, annullando senza rinvio la sentenza del Gup di Lamezia Terme, che si era pronunciato per il non luogo a procedere, ha disposto il rinvio a giudizio di un medico che nel 2016 aveva molestato, sul luogo di lavoro, una sua collega, in servizio in un altro reparto.
La dottoressa, in un primo tempo, non aveva sporto denuncia, presentando però un dettagliato esposto al direttore sanitario che, a sua volta, aveva immediatamente investito della questione la polizia giudiziaria. Da qui la denuncia formale della dottoressa contro il suo collega. Il fatto aveva provocato la reazione del marito della dottoressa il quale, anche sulla base del rapporto di amicizia che fino ad allora aveva avuto col medico presunto molestatore, gli aveva chiesto conto del suo comportamento. Quest’ultimo aveva reagito querelando il marito della dottoressa per i reati di minaccia e sequestro di persona.
Ne é scaturita una lunga attività di indagine conclusasi con la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del medico, da parte del Procuratore della Repubblica, per i reati di violenza sessuale nei confronti della dottoressa e di calunnia nei confronti del marito di quest’ultima.
Nel corso dell’udienza preliminare, la dottoressa che avrebbe subito le molestie, costituitasi parte civile con il patrocinio dell’avvocato Francesco Gambardella, ha chiesto il rinvio a giudizio del medico. Analoga richiesta é stata fatta dal Pm.
Il giudice, invece, ha pronunciato sentenza di non luogo a procedere. Da qui il ricorso in Cassazione del difensore di parte civile che é stato accolto dalla Suprema Corte. |
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