Mar. Lug 16th, 2024

L’album di Mimmo Cavallaro: Un Viaggio tra Ricordi, collaborazioni e la bellezza della Calabria

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Miriu è come una vedetta sopra un monte, pronta a scrutare tutto intorno fino all’orizzonte. È anche il misterioso gesto del gregge immobile, fermo a contemplare la terra. Miriu è la terra natia, popolata da tanti personaggi le cui storie, più o meno importanti, sono rimaste spesso inascoltate. È un mondo contadino, quello di Mimmo Cavallaro, che si svela fin dalla copertina, dove un abbraccio materno diventa fonte di mille ispirazioni.

Questo album è importante non solo perché arriva sette anni dopo l’ultima produzione discografica, Calanchi, ma soprattutto perché ci restituisce il Mimmo Cavallaro ricercatore. In Miriu troviamo collaborazioni significative, alcune nate durante il Caulonia Tarantella Festival, come quelle con Van Des Fross e Antonella Ruggiero, oltre a Marcello Cirillo, che ha condiviso numerose esperienze musicali con Cavallaro.

“Tarantella Dior”, cantata insieme a Cirillo, riporta entrambi alla loro terra natia, ai luoghi condivisi nella loro infanzia. È una ballata a due voci che sembrano fondersi in una, raccontando una storia di vita e di Calabria, tra soprusi, invasioni ed emigrazione. Questo pezzo è stato già presentato nelle piazze calabresi, ma qui si arricchisce della partecipazione di Van Des Fross, il cantautore del profondo nord che canta del sud e duetta con Mimmo.

“Venite sonno e venite volando”, inizia così la nenia sublime che rapisce fino a portarti tra le braccia di Morfeo. Mimmo ritrova Antonella Ruggiero, l’ex Matia Bazar, che si esalta nella melodia costruita con grande maestria. Questo è anche il brano che dà il nome all’album e che racchiude tutti gli elementi della natura, offrendoci un quadro di una bellezza smagliante: fuoco, acqua, terra e mare.

“Graffio nel cuore” vede la partecipazione di Kento Mau con la sua rappata, mentre il violino solitario di Giamba evoca la vita tra le viuzze di Caulonia. Cavallaro descrive minuziosamente il percorso che porta fino allo sperone di Culonna, passando attraverso le vie Botteghe e Bettole, e include riferimenti all’affresco bizantino e altri elementi storici. Dopo una lunga sonata alle stelle, Giamba si congeda in solitario, regalando un quadro emozionante, particolarmente visibile a chi conosce quei luoghi.

Miriu esalta il Cavallaro cantautore, raccontandosi con testi mai banali, mai forzati, sempre in rima. L’album include dodici tracce, escludendo “La ballata agli Imbusu”, un pezzo popolare che, a mio avviso, appare estraneo a questo capolavoro. “La simenza della vita”, “Serp Nigra” e “L’ardora” completano l’opera, un capolavoro discografico che si distingue nella marea di produzioni di musica popolare della nostra regione, spesso carenti di contenuto e originalità.

Miriu, come gran parte della produzione di Mimmo Cavallaro, è uno scrigno prezioso, pronto a essere custodito con cura.

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